Testimonianza: «Ora che non c’è più, ci direbbe di non avere paura. Lui non ne ha avuta: si è rapportato con i social e si è fatto “contagiare” dai teenagers. È rimasto dentro l’oggi»
di Fabio Poles
pubblicato su Gente Veneta il 02/05/2025
«Di Papa Francesco non posso dimenticare la prima udienza avuta con lui, il 2 giugno 2018, quando nacque Economy of Francesco (EoF). Di quel momento conservo la sua fiducia, il suo ascolto. Come ho avuto già modo di dire, pensando a Papa Francesco aggiungerei, alle beatitudini del Vangelo, “beati coloro che sanno ascoltare”. Perché lui sapeva farlo».
A parlare è Luigino Bruni, economista all’Università di Roma Lumsa e alla Scuola di Economia civile, autore di pubblicazioni e libri, editorialista per numerose testate giornalistiche e fondatore del movimento internazionale Economy of Francesco. «In occasione di quell’udienza mi ascoltò profondamente», continua Bruni. «Capì che volevo dire una cosa importante: questa mia preoccupazione sull’economia, sul capitalismo e il fatto che i giovani potessero avere un ruolo. Lui non solo ascoltò, ma rilanciò; ci mise del suo, fece sì che questa mia intuizione diventasse sua. Non scorderò quel suo battere la mano sul tavolo e dire: “La facciamo, la facciamo, la facciamo, questa realtà di giovani economisti e imprenditori”. Tre volte batté il pugno sul tavolo della sua scrivania».
Poi l’incontro di Assisi, quando venne a trovare i giovani di EoF. «Prima di parlare stette un’ora in silenzio, ad ascoltarli. Quelle due ore e mezza insieme rimarranno come patrimonio etico, spirituale della mia vita. Poi tanti altri incontri. Fino all’ultimo, a settembre, che mi ha molto colpito perché, dopo tanti anni in cui mi ha chiamato “professor Bruni”, mi ha salutato dicendomi “grazie Luigino”. Questa chiamata per nome – c’è della commozione nelle parole di Bruni – la porterò con me sempre».
Il professor Bruni continua parlando dell’eredità di Papa Bergoglio e del movimento internazionale Economy of Francesco: «Dal mio punto di vista, che è quello di un cultore di scienze economiche e sociali e anche storiche, e nel ruolo che ho avuto, anche personale, nel rapporto con lui per la nascita dell’Economia di Francesco, posso dire che fa certamente parte della sua eredità il suo magistero sulla povertà; e di conseguenza quello sulla ricchezza, iniziato il giorno stesso della sua elezione, quando scelse il nome di Francesco, il poverello di Assisi. Questo Papa ha scelto i poveri e gli ultimi come punto di osservazione sul mondo. Francesco ha scelto di mettersi insieme a Lazzaro: sotto il tavolo e non sopra di esso con il Ricco Epulone. Se tu scegli di osservare il mondo da lì, lo vedi comunque, ma chiaramente da una differente prospettiva: noti i piedi, le scarpe, i cani che stanno insieme a Lazzaro e Lazzaro stesso. Francesco ha fatto questa scelta: lui è l’ultimo grande critico del capitalismo. A cui porta una critica corale, collettiva, perché Francesco ha imparato, ha appreso da tanta gente, ha dato voce a tanti, me incluso. Francesco è un uomo che ha saputo
ascoltare veramente».
Per Bruni, quelle del Santo Padre sono encicliche collettive «e non il risultato di una persona sola, che scrive. C’è il suo tocco, c’è la sua sensibilità, il suo carisma. Ma ci sono anche tante altre persone, che in questi anni l’hanno aiutato, che il Santo Padre ha ascoltato. Dai movimenti popolari, alle popolazioni indigene; fino ai cartoneros, ai bambini, ai giovani di Economy of Francesco. Ecco, io penso che proprio Economy of Francesco sia un’eredità importante del suo pontificato».
Quanto alle parole che Papa Bergoglio ci rivolgerebbe ora che non c’è più, Luigino Bruni non ha dubbi: «Ci direbbe, con parole giovani: “Non abbiate paura!”. Francesco non l’ha avuta. È stato il Papa dei social: ha utilizzato Twitter prima, X poi, come pure Facebook. Ha parlato ovunque, si è fatto “contagiare” (per come poteva farlo un uomo di 80 anni) dai teenagers. E ha incoraggiato persone come padre Benanti (il francescano tra i maggiori esperti mondiali di intelligenza artificiale, ndr) a dialogare con l’IA». Insomma, ha voluto fino in fondo «rimanere dentro l’oggi. È stato un Papa, a modo suo, del ventunesimo secolo. Non è stato un pontefice che ha rifiutato tutto ciò che veniva dall’epoca contemporanea. Quindi “non abbiate paura” ce lo direbbe sicuramente. E ci direbbe anche di ricordarci dei poveri, ossia di quelle persone che non hanno risorse, che non hanno capabilities, che non hanno capitali, di qualunque tipo essi siano: economico-finanziari, ma anche culturali, relazionali. Perché è vero che ci sono nuove grandi emergenze, come la tutela dell’ambiente o l’avvento dell’intelligenza artificiale, ma ci sono comunque i poveri, che saranno sempre con noi».
Infine, guardando il suo impegno per Economy of Francesco, Bruni aggiunge: «Credo che Bergoglio ci direbbe: “Dedicate una particolare attenzione all’economia, che non è soltanto un pezzo della vita umana, ma è anche un linguaggio, una grammatica dei rapporti sociali. Oggi se non si parla il linguaggio dell’economia non si capisce il mondo: è un po’ come non conoscere l’inglese. Con il mondo globalizzato, l’economia rappresenta anche una grammatica del nostro tempo. Bisogna conoscerla per poter cambiare il mondo. Quindi ci direbbe: “Fate attenzione. Investite, studiate, formatevi, capite come sta cambiando il capitalismo per poterne guidare, e non subire, il cambiamento”».