Mind the Economy

I Commenti de "Il Sole 24 Ore" - Mind the Economy, la serie di articoli di Vittorio Pelligra sul Sole 24 ore

di Vittorio Pelligra

pubblicato su Il Sole 24 ore del 17/10/2021

Negli anni ‘90 una compagnia di assicurazioni svizzera lanciò sul mercato un nuovo prodotto: l'assicurazione matrimoniale. La compagnia dava la possibilità ai genitori di assicurare i propri figli contro l'evenienza di un matrimonio troppo precoce. Entro i 10 anni di età i bambini e le bambine potevano venire “protetti” con una polizza che garantiva una copertura fino ad un massimo di 100.000 franchi svizzeri nel caso in cui si fossero sposati prima dei 25 anni. Gli assicuratori fecero i loro calcoli sui costi e sui profitti attesi del nuovo prodotto sulla base dei dati demografici che indicavano, in quegli anni, che in Svizzera la probabilità di un matrimonio entro i 25 anni è pari al 17 per cento per gli uomini e al 29 per cento per le donne. Questa polizza fu un vero disastro, un fallimento su tutta la linea. Venne acquistata pochissimo dalla popolazione generale ma moltissimo, invece, da famiglie appartenenti a gruppi etnici dove i matrimoni tra ragazzi molto giovani sono la norma.

I Commenti de «Il Sole 24 Ore» - Mind the Economy, la serie di articoli di Vittorio Pelligra sul Sole 24 ore.

di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 13/08/2023

Per gli utilitaristi classici, Beccaria, Bentham, Mill, Sidgwick, le implicazioni politiche della loro visione morale è immediata: se a livello individuale sono da ritenersi buone quelle azioni che producono l’aumento del benessere e la riduzione delle sofferenze, variamente intese, da un punto di vista politico devono essere considerate buone quelle azioni, quelle misure, quelle leggi che portano ad un aumento della somma del benessere degli individui o ne riducono la sofferenza complessiva. Dove per benessere sociale si intende nient’altro che la somma delle utilità dei cittadini. In sintesi, l’utilitarismo è, quindi, composto da due elementi: il primo è una descrizione del benessere individuale che può essere misurato attraverso il concetto di utilità; il secondo elemento è dato dall’indicazione di massimizzare la somma di queste utilità assegnando al benessere di ciascun cittadino un uguale peso. Quella che oggi si chiamerebbe la funzione del benessere sociale altro non è, per gli utilitaristi classici, che la sommatoria di tutte le utilità individuali.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 06/08/2023

 Gli eroi intellettuali dell'utilitarismo classico, da Cesare Beccaria a John Stuart Mill, da Francis Hutcheson, Claude-Adrien Helvétiusa Ferdinando Galiani, Pietro Verri e soprattutto Jeremy Bentham, colui che viene ritenuto il sistematizzatore, se non proprio il fondatore, di questo approccio filosofico, erano convinti che il giudizio su una società giusta debba basarsi su due pilastri fondamentali dai nomi bizzarri: consequenzialismo e welfarismo. Il consequenzialismo suggerisce che la misura della bontà di una certa azione rispetto ad un'altra sia data esclusivamente dalla valutazione delle conseguenze delle due azioni. Se ciò che produce la prima azione è meglio rispetto a ciò che produce la seconda, allora la prima azione sarà da ritenersi moralmente migliore della seconda. Il welfarismo ci da invece il metro per misurare la bontà di tali conseguenze. Queste andrebbero valutate sulla base del benessere che producono per i singoli, del piacere, della felicità variamente intesa o, simmetricamente, della riduzione della sofferenza o dell'infelicità causata a ciascun cittadino.

I Commenti de "Il Sole 24 Ore" - Mind the Economy, la serie di articoli di Vittorio Pelligra sul Sole 24 ore

di Vittorio Pelligra

pubblicato su Il Sole 24 ore del 13/06/2021

Le nostre credenze nascono e si consolidano sempre all'interno di una comunità di persone. Per adesione o per contrasto, la famiglia, gli amici, i compagni di scuola o i colleghi, sono solo alcune delle comunità dove le nostre idee e le nostre convinzioni sono nate e sono diventate importanti per noi. Poi ci sono i partiti politici, i gruppi religiosi, le associazioni e molte altre arene che abbiamo preso a frequentare perché vi abbiamo trovato persone come noi, in sintonia con la nostra visione della vita le cui idee e credenze facevano armonicamente eco alle nostre.

I Commenti de "Il Sole 24 Ore" - Mind the Economy, la serie di articoli di Vittorio Pelligra sul Sole 24 ore

di Vittorio Pelligra

pubblicato su Il Sole 24 ore del 23/05/2021

L’errore può sorprenderci. Gli sbagli, le decisioni errate, i lapsus e le gaffes possono presentarsi quando meno ce lo aspettiamo. Emergono subitaneamente alla nostra coscienza e ci spiazzano; a volte ci fanno male, a volte fanno male a coloro a cui vogliamo bene. È da qualche mese, ormai, che su Mind the Economy ci stiamo confrontando con questo tema dell’errore. Li abbiamo definiti, classificati, ne abbiamo analizzato le cause progettuali, procedurali e cognitive, abbiamo anche cercato di analizzare le contromisure, le tecniche di de-biasing e quelle di counter-biasing.

I Commenti de "Il Sole 24 Ore" - Mind the Economy, la serie di articoli di Vittorio Pelligra sul Sole 24 ore

di Vittorio Pelligra

pubblicato su Il Sole 24 ore del 30/05/2021

L'esperienza dell'errore, per quanto dolorosa e tragica possa essere, a volte può anche attivare un processo trasformativo salutare, generativo, quasi un cammino di redenzione. Può non essere un percorso semplice né immediato, può essere faticoso e lungo, ma l'accettazione della propria fallibilità finisce quasi sempre col renderci più umili e, al contempo, più forti. All'origine di questo percorso si pone un nodo filosofico importante: è possibile evitare gli errori, prevenirli e perfino eliminarli del tutto, oppure sbagliare è assolutamente inevitabile e dobbiamo rassegnarci a vivere immersi nel rischio che la possibilità di errori, grandi e piccoli, determina?

I Commenti de "Il Sole 24 Ore" - Mind the Economy, la nuova serie di articoli di Vittorio Pelligra sul Sole 24 ore

di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 24/11/2018

SISIFO IlSole24Ore ridLa colpa di Sisifo era la sagacia e l’arroganza e per questo venne condannato da Zeus a far rotolare un macigno dalla base, fin sulla cima di una montagna, per poi, una volta raggiunta la cima, vedere la pietra precipitare nuovamente giù, pronta per essere issata nuovamente verso la vetta; il tutto per l’eternità.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 02/10/2022

Nella sua autobiografia, David Packard, il fondatore della Hewlett-Packard, a un certo punto scrive: «Sul finire degli anni ‘30, quando lavoravo alla General electric, i capi erano particolarmente attenti alla sicurezza degli impianti (…). La Ge era specialmente zelante nel sorvegliare gli attrezzi e i componenti meccanici per evitare che gli operai potessero portarseli via. Come risposta a questa ovvia manifestazione di sfiducia molti operai si sentivano giustificati e rubavano ogni qual volta ne avevano la possibilità (…). Quando fondammo la Hp, questi ricordi erano ancora vivi e per questo decidemmo che i nostri magazzini dei componenti e degli attrezzi sarebbero sempre rimasti aperti. Questo ci avvantaggiò in due modi: innanzitutto risparmiammo sulla sorveglianza ma soprattutto creammo un clima di fiducia che divenne il centro intorno al quale la HP fa ruotare il suo modo di fare affari» (“Hp way: How bill Hewlett and I built our company”, Collins, 1995).

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 05/02/2023

«Una differenza tra l’uomo e gli altri animali è il bisogno di distinguere tra giustizia e ingiustizia», scrive Luigi Zoja in Giustizia e Bellezza (Boringhieri, 2016). «Questo desiderio – sottolinea - ha una conseguenza che unifica le forme del conoscere: tutte le scienze dell’uomo contengono una prospettiva etica». Non possiamo evitare in nessun modo di guardare il mondo assumendo una prospettiva etica. «Il fatto che le situazioni in cui ci troviamo siano giuste o ingiuste – continua Zoja - prima o poi ci riguarda. Anche se non abbiamo rivolto una domanda sul bene e sul male alle circostanze in cui viviamo, spesso lo sguardo delle circostanze si rivolge verso di noi, interrogandoci sul bene e sul male. E noi non possiamo rispondere che siamo indifferenti».

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 26/02/2023

Il progetto filosofico che Aristotele persegue nei due volumi compagni dell'Etica Nicomacheae della Politica è quello dello studio delle condizioni per il raggiungimento del bene supremo, del fine ultimo di ogni essere umano, della felicità. Il termine εδαιμονία(eudemonìa) che traduciamo malamente con “felicità”, andrebbe meglio inteso con il significato di “fioritura umana”, uno stato e un agire, “stare bene” e “fare il bene”.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 21/01/2024

La libertà negativa è la libertà dall’interferenza altrui nella mia vita, nelle mie scelte, l’assenza di coercizione. La libertà positiva è la libertà di autodeterminarsi, di darsi delle regole, di farsi legislatore di sé stesso, come direbbe Kant. Nel primo caso è impensabile che qualcuno mi dica cosa devo fare per essere felice, nel secondo caso posso decidere di essere felice sono insieme ad altri, seguendo regole che liberamente scelgo di autoimpormi. La distinzione tra libertà negativa e libertà positiva è stata avanzata con grande chiarezza e puntualità dal filosofo e storico delle idee Isaiah Berlin, nel suo saggio Due concetti di libertà che abbiamo a lungo discusso nel Mind the Economy della settimana scorsa. Una distinzione che da allora ha conquistato un posto prominente nella filosofia politica contemporanea. Se dovessimo indicare una preferenza di Berlin tra i due concetti, certamente egli sembra propendere per la versione negativa della libertà su quella positiva che egli ritiene, paradossalmente, visto che si parla comunque di libertà, di innumerevoli degenerazioni politiche liberticide.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 15/10/2023

La teoria della giustizia nella visione di Immanuel Kant si fonda su un principio basilare che è quello della libertà. Possiamo definire giusta una società che si da un corpus di norme finalizzato alla tutela della libertà d’azione di ogni cittadino così come della libertà dalle ingerenze altrui. Le libertà dei singoli, quindi, devono esercitarsi in modo da essere mutuamente compatibili. Tale concetto generale viene declinato attraverso tre principi costituzionali: la libertà civile, l’uguaglianza giuridica e la libertà politica. Sui primi due ci siamo soffermati nei Mind the Economydelle settimane scorse, del terzo, del principio della libertà politica e delle sue implicazioni, tratteremo ora qui. Kant definisce il principio di libertà politica attraverso l’espressione “indipendenza” o sibisufficentia, in latino e lo descrive come la possibilità per ogni cittadino di essere “co-legislatore” di sé stesso in linea con quanto già discusso da Rousseau secondo cui la vera libertà consiste nell’agire autonomo, nella scelta, cioè, di obbedire a norme autoimposte.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 20/11/2022

È attribuita a David Foster Wallace quella storiella dei due pesci che nuotano nel mare, e per caso incontrano un pesce più grande che va nella direzione opposta e che fa loro un cenno e dice: “Buongiorno, ragazzi, com'è l'acqua?”. I due pesci continuano a nuotare per un po' e poi, ad un certo punto, uno di loro guarda l'altro e dice: “Che diavolo è l’acqua?”.

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di Vittorio Pelligra

pubblicato su Il Sole 24 ore del 10/10/2021

Che mondo sarebbe un mondo nel quale potessimo utilizzare un certo meccanismo per spingere gli altri, di loro spontanea volontà, senza nessuna coercizione, a dire sempre la verità? Un meccanismo attraverso il quale ognuno di noi ricevesse i giusti incentivi per rivelare informazioni private. Sarebbe un mondo utopico o distopico? Una società ideale od una terribile forma di dittatura? Questa società, in parte, già esiste così come esiste il meccanismo “estrattore di informazioni”. Se lo sono inventati gli economisti un po' di anni fa, per cercare di risolvere problemi di inefficienza dei mercati derivanti dalla presenza di informazione asimmetrica.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 07/05/2023

È, naturalmente, molto complicato sintetizzare in poche frasi il pensiero di un gigante della filosofia politica moderna come Thomas Hobbes. Ma se proprio volessimo indulgere in un simile esercizio dovremmo affermare che il ruolo fondamentale di Hobbes è stato quello di mettere in discussione l’assunto aristotelico relativo alla naturale socievolezza dell’essere umano e trarre da questa mossa tutte le conseguenti implicazioni di natura politica.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 26/03/2023

Non esiste contrasto più profondo tra quello che divide una qualsiasi concezione greca della giustizia del quinto e quarto secolo da una qualsiasi concezione liberale moderna tipica sull'ambito della giustizia”. Così si esprime Alasdair MacIntyre nel suo Who's Justice, Which Rationality (University of Notre Dame Press, 1988, 180). Siamo andati a fondo di questa differenza quando, nelle settimane scorse, abbiamo affrontato il passaggio dall'idea greca di giustizia “locale” a quella romana e cristiana di giustizia “cosmopolita” e “universale”.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 16/10/2022

C’è un paradosso che lega la ricchezza materiale e la felicità individuale. La maggior parte delle persone desidera un reddito più elevato e fa, a volte, enormi sforzi per ottenerlo. Tuttavia, al crescere di questo reddito ciò che si osserva è che a livello aggregato società che sono diventate più ricche non sono diventate anche più felici. È questo “paradosso di Easterlin”, dal nome dell’economista che per primo lo ha evidenziato con dati empirici, che sta alla base di quella che oggi si chiama happiness economics, l’economia della felicità.

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di Vittorio Pelligra

pubblicato su Il Sole 24 ore del 22/08/2021

L'abbiamo scritto tante volte su queste colonne che il nostro cervello è una macchina energivora. Per questa ragione molte delle nostre strategie cognitive si sono evolute per economizzare sull'apporto energetico necessario al funzionamento del nostro cervello. Un qualcosa di simile vale anche per l'uso della memoria. È noto da tempo ormai che la nostra memoria non andrebbe vista come una cassettiera dove riponiamo tutti i nostri ricordi dal momento in cui abbiamo fatto certe esperienze per poi poterli ripescare da quegli stessi cassetti nel momento in cui vogliamo farceli ritornare alla mente. La nostra memoria è, invece, più che altro una macchina per racconti. Una macchina che sulla base di poche, scarne ed essenziali informazioni, ricostruisce, ci racconta e ci fa ricordare, in questo modo, le vicende della nostra vita.

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di Vittorio Pelligra

pubblicato su Il Sole 24 ore del 04/04/2021

La narrazione della passione di Cristo è per i credenti il racconto della vicenda tragica che prelude alla morte e alla resurrezione di Gesù, alla sconfitta del peccato e alla redenzione dell'umanità. Per i non credenti rappresenta comunque una vicenda carica di significato: la speranza, la lotta, il tradimento, il sacrificio, la rinascita. Archetipi fuori dal tempo che ci riguardano tutti e che alimentano le radici profonde del nostro essere individuale e collettivo.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 23/04/2023

Come ha autorevolmente sostenuto Norberto BobbioIl pensiero politico di tutti i tempi è dominato da due grandi antitesi: oppressione-libertà, anarchia-unità”. Thomas Hobbes, un gigante del pensiero occidentale e con tutta probabilità il primo pensatore politico moderno nel vero senso della parola, appartiene decisamente alla schiera di coloro che hanno prediletto la seconda antitesi, il conflitto tra anarchia e unità. “L’ideale che egli difende – continua Bobbio - non è la libertà contro l’oppressione, ma l’unità contro l’anarchia. Hobbes è ossessionato dall’idea della dissoluzione dell’autorità, dal disordine che consegue alla libertà del dissenso sul giusto e sull’ingiusto, dalla disgregazione dell’unità del potere (…). Il male che egli paventa maggiormente, e contro il quale si sente chiamato a erigere la suprema e insuperabile difesa del proprio sistema filosofico, non è l’oppressione, che deriva dall’eccesso di potere, ma l’insicurezza, che deriva al contrario, se mai, dal difetto di potere” (Thomas Hobbes, Einaudi, 2004). Una insicurezza che è capace di mettere a repentaglio ogni cosa, innanzitutto, il primum bonum della vita, così come i beni materiali, e la stessa libertà individuale.

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