Luigino Bruni

La terza edizione del prestigioso premio letterario per la sezione "Cultura del fare" è attribuito quest'anno a Luigino Bruni

La foresta e lalbero titolo23 novembre 2016,ore 18.30
Palazzo Altieri
Sala del trono
II piano sede Banco Popolare
Piazza del Gesù, 49
00186  Roma

Il Premio Letterario RES MAGNAE,  “Libri di qualità nello spirito del tempo”, si rivolge ad autori che “si siano particolarmente distinti per rigore analitico, senso introspettivo e slancio creativo, esprimendo un impegno saggistico e narrativo volto alla riflessione sull’uomo contemporaneo, con particolare riguardo alle dinamiche contraddittorie del nostro tempo”.

Editoriali - Logica posizionale e cooperativa

di Luigino Bruni

pubblicato su Avvenirel'11/08/2024

L'homo sapiens è un animale agonistico. Per moltissimo tempo i nostri concorrenti sono stati gli eventi naturali, gli animali predatori, le altre comunità umane rivali per le poche risorse. Dietro il fascino che esercitano ancora su di noi corse, salti e frecce ci sono tracce di un Dna collettivo che ha svolto quei gesti essenziali per decine di migliaia di anni, dal cui successo dipendeva spesso la sopravvivenza. Da lì il loro richiamo primordiale che ci incolla e incanta davanti alla tv e negli stadi.

Stella dell’assenza/7 - La minaccia sul popolo e la scelta d’una donna: come un dramma in 5 atti.

di Luigino Bruni

Pubblicato su Avvenire il 15/01/2023

"Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti."

Il profeta Gioele 2,13

La risposta decisiva di Ester costituisce uno dei centri narrativi del libro, e ci fa capire la dignità di azioni che mettono a rischio la vita, e la elevano all’infinito.

All’uomo antico la voce e le parole non bastavano quando doveva dire la vita e la morte. Aveva bisogno di attivare tutto il corpo, tutte le risorse della carne gli erano necessarie per gridare le parole prime e ultime. Urlare senza stracciarsi i vestiti, senza mettere il sacco e cospargersi di cenere era troppo poco. I gesti erano la cassa di risonanza della voce e la rendevano assordante. Noi abbiamo dimenticato i linguaggi di un tempo, non abbiamo più la ricchezza simbolica del mondo antico e della Bibbia, abbiamo smarrito troppi segni della vita. Ma quando un giorno decidiamo di scendere in piazza per dire finalmente parole decisive per la vita di donne, uomini, del pianeta, non mettiamo il vestito di tutti i giorni: stampiamo una maglietta diversa, la indossiamo, e cerchiamo di associarla al nostro grido perché sia udito di più. Perché quegli antichi sacchi, quella cenere e quelle vesti stracciate sono ancora vivi in qualche angolo nascosto del nostro cuore, e ogni tanto agiscono a nostra insaputa. 

Il mistero rivelato/16 - La Bibbia fa sperimentare il tremendum, e insegna a dar del tu a Dio

di Luigino Bruni

Pubblicato su Avvenire il 17/07/2022

"La visione nuova è lo sviluppo della notte beata della fede. È allora che l’anima, porgendo l’orecchio e dimentica delle pareti della casa, sentirà quella parola che le è stata promessa: sarai mia sposa per sempre."

Paul Claudel, Presenza e Profezia

Un nuovo incontro di Daniele è segnato dalla paura, i dialoghi con gli angeli ci svelano altre dimensioni della profezia biblica e il senso profondo di alcune tipiche prove spirituali.

Nella Bibbia sono le persone, non i gruppi, a essere chiamati per nome. E anche se la chiamata ha sempre una dimensione collettiva e comunitaria, all’inizio c’è una persona concreta (Abramo, Mosè) che incontra una voce con la quale stabilisce un dialogo. Questi tu-a-tu tra YHWH e una singola persona sono il fondamento più profondo e radicale del personalismo dell’umanesimo biblico, cristiano e occidentale. Certo, anche la filosofia greca, qualche secolo dopo l’inizio del profetismo biblico, ha detto qualcosa di simile (si pensi al daimon di Socrate); ma nella Bibbia questo dialogo tra il Dio unico e trascendente e l’umanità che si svolge dentro colloqui con singoli individui, è una dimensione costante, essenziale, fondativa. 

Nel ventre della parola/3 - La fuga del profeta e la convinzione di essere causa del dramma incombente

di Luigino Bruni

pubblicato su Avvenire il 03/03/2024

Qualsiasi comunità in preda alla violenza o oppressa da qualche disastro si getta volentieri in una caccia al ‘capro espiatorio’. Gli uomini vogliono convincersi che i loro mali dipendono da un unico responsabile di cui sarà facile sbarazzarsi”
R. Girard, La violenza e il sacro, p.118

“Giona scese a Giaffa, dove trovò una nave diretta a Tarsis. Pagato il prezzo del trasporto, s'imbarcò con loro per Tarsis, lontano dal Signore” (Giona 1,3). Giona sale sulla prima nave, e scappa. Paga ‘il prezzo’ del trasporto, e poi si imbarca ‘con loro’. Nella Bibbia quando sono in gioco la vita e la morte, spunta spesso il ‘prezzo di mercato’, e dove non ce lo aspetteremmo. Come per Abramo nell’acquisto della terra per seppellire Sara (Gn 23), o in Geremia per il campo di Anatot (Ger 32), due episodi chiave dove il riferimento al prezzo rafforza la solennità estrema di quei gesti. Quando nella Scrittura troviamo un prezzo dobbiamo interpretarlo anche come un segnale, un simbolo di qualcosa d’altro. Dicendoci che Giona pagò il prezzo del biglietto per imbarcarsi, la Bibbia sta allora accrescendo la solennità spirituale di questo momento decisivo della storia di Giona. Il Dio biblico ha imparato a ‘parlare economia’ perché vuole parlarci di vita e di morte, vuole farsi capire da noi - anche in questi dettagli si nasconde la bella laicità vera della Bibbia.

Nel ventre della parola/6 - Dopo il “no” del profeta e il silenzio, riprende la sua storia con Dio

di Luigino Bruni

pubblicato su Avvenire il 25/03/2024

Ovunque in città gli araldi di corte diffusero il decreto del sovrano che imponeva tre giorni di digiuno, abito di sacco e suppliche a Dio fra le lacrime perché stornasse la condanna. Alzarono i neonati verso il cielo e grondando fiumi di lacrime invocarono: ‘ascolta le nostre preghiere, nel nome di questi innocenti’

L. Ginzberg, Le leggende degli ebrei, VI

“Fu rivolta a Giona una seconda volta questa parola del Signore: «Àlzati, va' a Ninive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico». Giona si alzò e andò a Ninive secondo la parola del Signore” (Giona 2,1-3). Il libro di Giona poteva iniziare con questi primi versi del capitolo 3, che sono i versi delle storie dei profeti che rispondono alla chiamata di Dio ed eseguono il compito loro assegnato. I primi due capitoli sono invece il racconto di un ‘no’ profetico e delle sue conseguenze. Pagine che in genere non vengono scritte né raccontate, perché sono quelle del travaglio interiore e esteriore dei profeti (e nostri). Sono le bruttecopie, le prime versioni dei capitoli scritte, accartocciate e cestinate. E invece quell’anonimo antico autore ci ha voluto donare anche i primi due capitoli. E, forse, non lo ha fatto solo per l’economia narrativa, soltanto per arricchire e abbellire la trama drammatica della storia. I primi due capitoli ci hanno fatto entrare nell’officina delle vocazioni, nei laboratori spesso polverosi dove gli artigiani e gli artisti compongono le loro opere, negli studi disordinati dove gli scrittori generano i loro personaggi (e dove, ogni tanto, i personaggi generano i loro autori). La Bibbia ci ha portato nella ‘cella vinaria’ della casa di Dio, nell’intimità del dialogo segreto tra Elohim e i suoi profeti. Ce lo ha raccontato con il suo codice narrativo antico, ma che riesce ancora a parlarci - almeno un po’, almeno a qualcuno. E così abbiamo capito che la distanza che separa l’incipit del capitolo 3 da quello del capitolo 1 è lo spazio delle libertà - di quella di Dio e di quella di Giona. È il luogo del tempo e quindi della storia, perché in quei primi due capitoli quel giovane e inesperto profeta è diventato adulto, e lo è diventato nell’unico modo possibile sulla terra: cercando il proprio posto al mondo senza accontentarsi di quello che la vita o Dio avevano pensato per lui.

Oikonomia/8 - Piccole salvezze meritate ci attraggono più di una grande e immeritata

Pubblicato su Avvenire il 01/03/2020

"Accade spesso che a Dio l’opera vile di un servo sia più gradita di tutti i digiuni e le opere dei preti e dei frati"
Martin Lutero, La cattività babilonese

La gestione dell’ideale e il commercio delle penitenze (oggi gli incentivi) sono importante parte dello spirito del capitalismo e della grande impresa. Anche così si è passati dall’ecclesiale "societas perfecta" alla "business community".

Ogni utopia di società perfetta produce una città di uomini imperfetti che vivono la loro imperfezione come colpa, che poi diventa il primo strumento di controllo e gestione delle coscienze e delle esistenze individuali e comunitarie. Esiste un rapporto tra l’ideale di perfezione e lo spirito del capitalismo. E, anche qui, il monachesimo prima e la Riforma protestante poi hanno svolto ruoli decisivi. L’idea che la vita cristiana fosse un cammino verso la perfezione iniziò a svilupparsi molto presto, fino a diventare un pilastro dell’umanesimo medioevale, sebbene né la Bibbia né la vita e l’insegnamento di Gesù fossero centrati sull’idea di perfezione. La tradizione biblica aveva infatti posto a suo fondamento persone non presentate come modelli di perfezione morale né di fede. Si pensi a Giacobbe-Israele, ai suoi inganni e alle sue bugie, a Davide, il re più amato, che compie forse l’omicidio più vigliacco della Bibbia, o a Salomone, il re più sapiente, che si corruppe. La storia della salvezza è storia di imperfezioni morali che YHWH riesce a orientare tenacemente verso una misteriosa salvezza. 

Il mistero rivelato/7 - Ci si salva il nome non venerando il passato ma custodendo il futuro

di Luigino Bruni

Pubblicato su Avvenire il 15/05/2022

"Se io fossi un angelo
tutto il mondo girerei.
Andrei in Afghanistan
e più giù inSud Africa
a parlare con l’America
E se non mi abbattono
anche coi russi parlerei."

Lucio Dalla, Se io fossi un angelo

Il sogno dell’albero di Nabuconòsor e l’interpretazione che ne dà Daniele, svelano la natura del potere e il segreto della sua conversione e salvezza.

Si potrebbe attraversare tutta la Bibbia inseguendo i suoi alberi e le sua piante. Sarebbe un viaggio meraviglioso. Anche se, misteriosamente, non troviamo piante sull’Arca di Noè ma solo animali, come se gli alberi non condividessero la stessa vita e la stessa morte di tutti gli altri esseri viventi, alberi e piante sono protagonisti essenziali dei racconti biblici - querce, qiqajon, vigne, fichi, cedri, sicomori, ginestre, mandorli, roveti… Le civiltà antiche erano molto affascinate dalla diversa intelligenza delle piante e del mondo vegetale. Intercettavano i loro linguaggi diversi, erano immerse dentro lo stesso ritmo della vita, non andavano troppo veloci, e quindi potevano allineare la loro anima con quella degli altri viventi. Intuivano che lo spirito della vita che scorreva dentro gli alberi era lo stesso spirito che li abitava e che riempiva il mondo. Sapevano che gli alberi e i boschi avevano molta sapienza da insegnare. Erano miti e totalmente vulnerabili, non fuggivano davanti al pericolo, ma erano anche fortissimi quando arrivava la tempesta, il terremoto o l’inondazione. Sentivano che tutto era in un misterioso rapporto d’amore con tutto. 

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Secondo appuntamento con il libro: "Le nuove virtù del mercato"

pubblicato su Cittanuova.it il 10/4/2012

Filosofi morali scozzesi, scuola francese, napoletana e milanese, ma soprattutto lui Adam Smith. Per tutti costoro erano valori economici imprescindibili  la prudenza e l'indipendenza. Quel valore hanno oggi? Un po' di storia dell'economia con Le nuove virtù del mercato di Luigino Bruni a spasso  tra teoria e buone pratiche per il secondo appuntamento della rubrica.

Le_nuove_virtu_cover«Le due principali virtù che la visione classica dell’economia ponevano a base (magari senza esplicitarlo troppo) erano, e sono, l’indipendenza (virtù tipicamente di derivazione stoica) e la prudenza. La prudenza (che in un certo senso include l’indipendenza) era talmente importante in Smith che un autore contemporaneo di una certa rilevanza ha criticato la teoria etica ed economica di Smith proprio per aver visto basato il suo sistema sulla sola virtù delle prudenza, trascurando le altre (McLoskey 2006).

Spiritualità - L’economista a confronto senza infingimenti con il Vangelo che "scoprì" durante l’estate del 1981. Un commento “etico” che chiama ciascuno a trovare le sue domande

di Luigino Bruni

pubblicato su Agorà di Avvenire il 31/10/2024

Pubblichiamo le pagine, rivolte “Al discreto lettore”, con cui l’economista Luigino Bruni apre il suo ultimo libro dedicato al confronto con le Sacre Scritture:Il Vangelo di Luca. Una rilettura (Paoline, pagine 448, euro 26,00). Il lettore “discreto”, al quale l’autore fa riferimento, è - secondo l’etimologia latina dal verbo discernere - colui o colei che, nel leggere, sa appunto «ben discernere il buono dal cattivo». Bruni, editorialista di “Avvenire”, ripercorre in modo integrale il testo di Luca, attivando una sorta di dialogo intimo con i Vangeli. E anche il lettore è invitato a un cambiamento della propria idea di Dio, per farsi sorprendere da quella dell’evangelista.

Il Vangelo secondo Luca è tra i libri biblici più commentati, fin dai Padri della Chiesa. Continuano a uscire regolarmente nuovi studi esegetici che ne esplorano le questioni controverse, introducono nuove interpretazioni, aprono prospettive inedite. Perché allora un nuovo commento al Vangelo di Luca? E per di più un commento di un economista? Soltanto il lettore, il discreto lettore, potrà alla fine del libro dire se la lettura è valsa la sua pena.

Un convegno oggi all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede per ricordare Chiara Lubich a 10 anni dalla sua morte

fonte: Ufficio  Informazione Focolari

Chiara Lubich 06 ridSi terrà oggi 3 maggio 2018 all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede il Convegno “Chiara Lubich e l’Economia di Comunione: il percorso di una profezia”, organizzato in collaborazione con il Movimento dei Focolari. Interverranno S.E. Mons. Giovanni Angelo Becciu, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato di Sua Santità, Maria Voce, Presidente del Movimento dei Focolari, Luigino Bruni, Professore ordinario di Economia all’Università LUMSA di Roma, Leonardo Becchetti, Professore ordinario di Economia all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Simona Rizzi, Presidente del Consorzio Tassano Servizi Territoriali. L’incontro sarà moderato da Paola Severini.

Logo_virt_rid_ridQuarto appuntamento con il libro: "Le nuove virtù del mercato"

pubblicato su Cittanuova.it 23/4/2012

Le_nuove_virtu_cover È frutto inevitabile di una teoria e di una cultura economica tardo-ottocentesche l’idea che il mercato debba essere mosso dall'interesse personale. Al tempo occorreva una legge generale, analogamente a quanto è accaduto con la legge gravitazionale nella fisica moderna, che spiegasse tutte le altre leggi economiche. Arrivò, dominando il campo delle idee per oltre due secoli. Ma già da dieci anni la neuroeconomia ha spiegato come l'interesse personale sia un fattore marginale dell'agire economico dell'uomo. C'è un altro fattore che muove gli uomini e che solo Genovesi tenne presente nel Settecento: è la gratuità. Ce lo spiega Luigino Bruni nell'ultimo appuntamento con "Le nuove virtù del mercato" di Città Nuova.

Si torna finalmente in presenza a Loppiano, presso il Polo Lionello Bonfanti, con la seconda proposta 2023 della Scuola di Economia Biblica (SEB), il corso con Luigino Bruni sul Libro di Rut dal titolo:

La fedeltà e il riscatto

Venerdì 19, sabato 20 e domenica 21 maggio 2023

ll piccolo libro di Rut è tra i libri più belli della Bibbia. Contiene molti messaggi etici, sociali, economici e religiosi, ma prima e soprattutto è una stupenda novella. È un racconto familiare, nuziale, è un brano della storia di Israele; ma prima ancora è una storia di donne, la storia di due donne co-protagoniste, tanto che potremmo anche chiamarlo Libro di Rut e Noemi.

Capitali narrativi/3 - I grandi ideali collettivi germinano in aree sismiche

di Luigino Bruni

pubblicato su Avvenire il 26/11/2017

171125 Capitali narrativi 3 rid«Ci sono le voci.
Ci accompagnano.
Ci mordono.
Ci sussurrano brevissime consolazioni…
Ci comandano
ci sgridano
quasi mai ci lodano
gridano nelle notti insonni.
Le voci…
Di chi sono queste voci?»

Chandra Livia Candiani, Fatti vivo

Le carestie di capitale narrativo sono tanto più severe quanto più avevamo amato le grandi narrazioni che vediamo svanire. Quando in quella buona novella avevamo messo tutto il cuore, tutta l’anima, tutta la mente, vi avevamo bruciato i desideri impossibili, era diventata il pensiero dominante che non ci faceva dormire la notte perché volevamo sognare ad occhi aperti soltanto il nostro unico sogno vero.

A rinascere si impara/5 - Con gli anni tante cose cambiano, anche all'interno delle comunità religiose e dei movimenti spirituali. Guardare al passato non sempre è la strada giusta per superare le crisi dei nuovi tempi

di Luigino Bruni

pubblicato su Città Nuova il 13/06/2024 - Dalla rivista Città Nuova n. 1/2024

Nella vita delle comunità e dei movimenti spirituali, indovinare il giusto rapporto col passato gioca un ruolo decisivo, soprattutto nei momenti di grande cambiamento e quindi di crisi, quando non è affatto ovvio come far sì che il carisma continui la sua corsa, e quali forme assumerà affinché la continuazione sia buona, porti sviluppo e vita.

Per tanti anni abbiamo consumato i capitali naturali, civili e spirituali come se fossero infiniti. Che fare ora che quei capitali stanno davvero finendo?

di Luigino Bruni

pubblicato sul Messaggero di Sant'Antonio il 06/04/2024

L’economia antica pensava che la ricchezza fosse legata al possesso di capitali. Palazzi, miniere, e soprattutto oro, erano considerati la vera ricchezza di famiglie, città o Stati. Quindi, la politica economica aveva un’unica indicazione: aumentare l’oro nei forzieri, e fare di tutto per farne uscire il meno possibile. A metà Settecento, poi, la scuola francese della «Fisiocrazia» operò un cambiamento radicale, dicendoci che la ricchezza più importante era invece un’altra: il flusso annuale di reddito che i capitali generano.E nacque il concetto del Pil, il prodotto interno lordo, che poi diventerà operativo solo con l’inizio del XX secolo e con lo sviluppo delle tecniche di contabilità nazionale.

L'esilio e la promessa/3 - Il compito di annunciare la dura prova e di seminare il futuro

di Luigino Bruni

pubblicato su Avvenire il 25/11/2018

Ezechiele 03 rid«Il fatto paradossale è che il sacro si manifesta, e di conseguenza si limita e cessa di essere assoluto. È questo il grande mistero, il mysterium tremendum: il fatto che il sacro accetta di limitarsi»

Mircea Eliade, Miti, sogni e misteri

Siamo cercatori instancabili di consolazioni. Ne abbiamo un tale bisogno che le barattiamo quasi sempre con le illusioni. La profezia è una grande generatrice di consolazioni vere, ma siccome non sono né scontate né in saldo, noi ci mettiamo in coda nei grandi magazzini dove abbondano le illusioni a buon mercato. Le consolazioni non illusorie dei profeti convivono infatti con una esigenza assoluta di verità, arrivano solo dentro questa verità offerta a prezzo-valore pieno.

“Figlio dell'uomo, prendi una tavoletta d'argilla, mettila dinanzi a te, incidici sopra una città, e disponi intorno ad essa l'assedio: rizza torri, costruisci terrapieni, schiera gli accampamenti e colloca intorno gli arieti” (Ezechiele 4,1-2). Dopo le prime visioni, Ezechiele ora riceve il comando di realizzare una sorta di plastico per rappresentare l’assedio di una città. E una volta terminata l’opera sotto gli occhi certamente sorpresi dei suoi connazionali non dice ‘questa è Babilonia’, come forse i suoi compagni esiliati si attendevano e speravano, ma “questa è Gerusalemme” (5,5). È proprio la città santa che sta per essere assediata dai babilonesi. Nessuna consolazione per chi, seguendo gli oracoli dei falsi profeti, voleva credere nella inespugnabilità della città di Davide, perché protetta dal suo Dio diverso.

Radici di futuro/ 6 - Il grande teatro aiuta a cogliere uno dei connotati conflittuali della modernità

di Luigino Bruni

Pubblicato su Avvenire il 09/10/2022

La seconda parte del “Mercante di Venezia” fa emergere una critica alla società commerciale del tempo, alle sue ipocrisie e contraddizioni. E se in quest’opera la vittima fosse proprio Shyloch?
Shakespeare nella Londra di fine Cinquecento si fa profeta del mondo nascente del capitalismo. La religione del profitto pretende che consenso e accordo reciproco siano i nuovi dogmi.

Una delle illusioni di questi ultimi tempi di cultura capitalistica è pensare che il denaro e gli incentivi economici possano comprare quasi tutto, certamente le cose più importanti. Le civiltà premoderne erano dominate dalle passioni. L’interesse economico, che è sempre esistito, svolgeva un ruolo importante ma non era decisivo, perché erano le passioni a governare il mondo e quelle più importanti non conoscevano conversione in moneta. Le passioni, cioè l’onore, il rispetto, la fama, la rabbia, la vendetta non avevano nel mondo di ieri equivalenti monetari. L’avvento della società di mercato ha portato con sé la promessa-utopia di ridurre tutte le passioni agli interessi economici, sperando di assegnare a ogni sentimento umano un valore monetario corrispondente. Forse il principale carattere della modernità è proprio questa trasformazione delle passioni in interessi, una trasformazione che, come ci ha insegnato il grande economista Albert Hirschman (nel 1977), ha qualcosa di desiderabile. Perché mentre le passioni, non essendo razionali, possono essere devastanti per il singolo e per le comunità, gli interessi sono meno pericolosi, perché prevedibili e calcolabili. Se ho buone ragioni per credere che la mia controparte si comporterà seguendo i suoi interessi, posso facilmente prevedere le sue mosse e contromosse. Con l’orgoglio, la vendetta, l’onore, non sappiamo invece fare i conti, soprattutto con gli effetti delle passioni degli altri. Forse una delle grandi difficoltà che sta incontrando la Nato nel gestire e prevedere gli sviluppi della guerra in Ucraina sta nell’aver sottovalutato la forza che le passioni hanno ancora nella società russa, illudendoci che gli interessi economici avessero lì la natura e forza che hanno nella nostra società capitalista.  

Moralia Blog - Nel percorso del blog Moralia verso le elezioni del 4 marzo, è la volta della prospettiva di un economista.

di Luigino Bruni

pubblicato su: Il Regno il 13/02/2018

Mondo Moralia Il Regno ridIn ogni dibattito politico è fin troppo facile scivolare nel «benaltrismo»; quasi inevitabile però cadere in questa tentazione sotto elezioni, quando ogni commentatore aggiunge il suo «ben altro è importante» all’elenco dei desiderata e alle promesse dei vari partiti. Anch’io aggiungo dunque il mio elenco.

Qoèlet, il libro delle nude domande

Una casa senza idoli 450Luigino Bruni

Dehoniane,
Collana P6 - Lapislazzuli
Bologna, settembre 2017
EAN: 9788810559079
acquista su Dehoniane

Nei momenti di passaggio individuali e collettivi ci sono libri particolarmente preziosi che aiutano a comprendere in profondità la natura delle crisi, danno parole alle emozioni e illuminano zone buie. Qoèlet, vetta altissima della tradizione sapienziale biblica, è uno di questi, e si configura come una profonda ed efficace cura delle due principali malattie di tutte le fedi, religiose e laiche: l’ideologia e la ricerca di facili consolazioni attraverso risposte banali a domande difficili e tremende del vivere.

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