Mind the Economy

I Commenti de «Il Sole 24 Ore» - Mind the Economy, la serie di articoli di Vittorio Pelligra sul Sole 24 ore.

di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 10/09/2023

La ricca tradizione dell'utilitarismo classico, a partire da Cesare Beccaria, con il fondatore ufficiale Jeremy Bentham e il padre nobile John Stuart Mill, trova il suo culmine con l'opera del più influente filosofo inglese dell'età vittoriana, Henry Sidgwick. A dire il vero definirlo “filosofo” è decisamente essere riduttivo. A Cambridge, dove passerà tutta la sua vita accademica, ha iniziato tenendo corsi di letteratura, dai classici a Shakespeare, per poi passare alla filosofia morale, ma si è occupato anche di economia – assieme ad Alfred Marshall ha fondato quella che diventerà nota come “Scuola di Cambridge”, e poi di politica, sia in termini di elaborazione culturale che come consulente di numerosi governi dell'epoca; fu anche un attivo riformatore della politica universitaria, promuovendo, in particolare, un più ampio accesso delle donne all'istruzione superiore. Fondò, per questo, sempre a Cambridge, il Newnham College, uno dei primi college femminili di tutta l'Inghilterra. Tra i suoi discepoli più affezionati ci furono Bertrand Russell, George Edward Moore, Francis Ysidro Edgeworthe John Neville Keynes, il padre del più famoso John Maynard.

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di Vittorio Pelligra

pubblicato su Il Sole 24 ore del 03/07/2022

La capacità di anticipare, interpretare e comprendere il comportamento delle persone con le quali interagiamo rappresenta una competenza sociale fondamentale. Ci consente di armonizzare le nostre azioni con le loro e costruire, in questo modo, un corpo sociale ben funzionante. Per facilitare questo processo, soprattutto in situazioni potenzialmente conflittuali, abbiamo costruito istituzioni formali, le leggi e svariati meccanismi sanzionatori centralizzati. In molti casi, però, il coordinamento sociale si basa solamente su norme informali, incentrate su ciò che crediamo gli altri faranno e su ciò che crediamo sia giusto venga fatto.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 19/05/2024

Nel suo ultimo libro, il Diritto dei Popoli, John Rawls esplora la possibilità di estendere i principi di base della sua visione della “giustizia come equità” non più solo alle relazioni tra cittadini nell’ambito delle istituzioni di uno stato, ma ai rapporti tra popoli e stati differenti. Nel far questo introduce la distinzione fondamentale, da una parte, tra stati liberali e stati “decenti”. I primi sono quelli che rispettano i diritti umani, implementano processi di partecipazione democratica e non sono aggressivi.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 26/11/2023

La critica fondamentale che Hegel muove al pensiero di Kant ha come obiettivo il suo formalismo astratto e intellettualistico. La filosofia hegeliana, per contro, si fonda su un pensiero “incarnato”, vitale, organico. In questo quadro si capisce perché, per esempio, il valore di diritto per Hegel non sta tanto nella sua astratta enunciazione o nella sua presunta tutela, quanto piuttosto nella concreta possibilità di esercitarlo. Un diritto che non si può utilizzare è un diritto di nessun valore. Il diritto di proprietà, solo per fare un esempio, senza la possibilità di acquisire la proprietà su un certo bene non può essere considerato come un reale diritto. Questi si manifestano, infatti, solo quando possono essere utilizzati. Ma se la valenza concreta di un diritto, quindi, continua Hegel, deriva dal suo utilizzo, affinché questo risulti legittimo è necessario che esso venga riconosciuto da parte dei soggetti sia privati che pubblici che costituiscono il contesto nel quale tale diritto viene effettivamente utilizzato. L’espressione di un diritto, dunque, come bene sottolinea Dean Moyar “è uno standard che coinvolge le relazioni con altri agenti nella misura in cui le azioni degli altri possono sostenere o distorcere il contesto espressivo” (Hegel’s Value. Justice as the Living Good, Oxford University Press, 2021).

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 ore il 31/07/2022

Quali caratteristiche vorresti avesse la società nella quale vivi? Se ci pensiamo bene, la politica dovrebbe servire proprio a questo. Con la competizione elettorale vengono presentate proposte alternative sugli assetti istituzionali, poi si aggregano le preferenze dei cittadini. La proposta vincente viene poi implementata. In questo modo gli elettori si esprimono sulle caratteristiche che vorrebbero avesse la loro società, contribuendo a farle emergere. Almeno in teoria, visto che l'applicazione concreta del meccanismo presenta non poche criticità. Ci sono altre forme di partecipazione al processo di definizione degli assetti sociali. 

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 30/04/2023

La paura e la speranza, metus et spes, sono le passioni politiche per eccellenza, afferma Thomas Hobbes. La speranza di poter godere in una condizione di pace dei frutti del proprio ingegno e della propria industriosità e la paura che, al contrario, lo stato di guerra continua di tutti contro tutti possa impedire che ciò avvenga. Ma la paura ha per Hobbes anche un'altra funzione.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 12/05/2024

Nella primavera del 1969 John Rawls tenne un corso di filosofia ad Harvard intitolato “I Problemi di guerra” nel quale trattava questioni relative allo jus ad bellum e allo jus in bello con particolare riferimento al coinvolgimento degli USA nella guerra in Vietnam. Dopo poco il corso venne cancellato a causa di uno sciopero degli studenti. Questo piccolo episodio ha molto da insegnarci. In primo luogo, che è sempre necessario dialogare con il futuro, il quale, che piaccia o no ai conservatori, è rappresentato dai giovani studenti e non da loro stessi. Il secondo tema è quello relativo al ruolo che la filosofia politica deve avere nel chiarificare questioni complicate come la guerra, il diritto alla difesa, la proporzionalità della risposta, la tutela dei civili, solo per fare qualche esempio. Davanti alle guerre d’oggi dov’è questo pensiero? Rawls affrontava questi temi nel suo corso del 1969. Quanto sarebbero attuali le sue considerazioni oggi, davanti all’invasione dell’Ucraina e rispetto alla spropositata reazione di Israele all’abominevole attacco di Hamas? Chiaramente la domanda è retorica è la risposta è “moltissimo”.

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di Vittorio Pelligra

pubblicato su Il Sole 24 ore del 29/08/2021

«Nel corso del tempo il fallimento si è trasformato da un fatto ad un’identità». Scrive così lo storico Scott Sandage nel suo libro “Born Losers” (Harvard University Press, 2005). Non sorprende che le espressioni “sono un fallito” e “sono un fallimento” siano usate, oggi, in maniera interscambiabile. Fatto e identità. È anche questo un portato della dilagante retorica della meritocrazia che spinge a valutare una persona sulla base esclusiva dei suoi risultati – carriera, soldi, prestigio sociale, successi – appiattendo, in questo modo, l’identità sui fatti.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 28/04/2024

In una società liberale la sfera dei valori privati e quella dei valori pubblici devono rimanere separate. Nella sfera privata è, infatti, naturale che si possano accettare doveri e obblighi in nome di credenze, tradizioni e convinzioni a cui siamo legati e a cui non ci sentiamo liberi di rinunciare. Le tradizioni religiose, familiari, etniche impongono in questo senso scelte e condotte che dobbiamo spesso accettare proprio in virtù della nostra appartenenza e della nostra identità. Ma in una società democratica e liberale, questa non può che essere una questione di scelta personale, soprattutto, ma non solo, in materia religiosa. Nella sfera politica, invece, gli obblighi e i doveri non possono essere fondati sulla concezione di ciò che è bene o male, caratteristica di alcuni gruppi sociali che impongono a tutti i cittadini comportamenti e le regole che derivano dalle loro convinzioni personali.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 28/01/2024

Isaiah Berlin, il teorico delle due libertà, quella “negativa” che ci protegge dalle indebite interferenze esterne e quella “positiva” che ci rende autonomi legislatori di noi stessi, era convinto che la più strenua difesa della libertà rappresentasse la necessaria conseguenza della fallibilità umana ed in particolare di quella forma di indeterminatezza che deriva dall’incommensurabilità dei valori. Possono esistere, cioè, valori come la giustizia, l’eguaglianza, la democrazia e molti altri, ognuno dei quali è certamente giusto di per sé, ma che possono, non di meno, trovarsi in conflitto l’uno con l’altro, con altri valori, altrettanto giusti in sé. E tale conflitto non è una questione passeggera, temporanea o provvisoria, ma è strutturale e irriducibile. Ha a che fare con la natura stessa di ciò che definiamo “valore” e con ciò che chiamiamo “vita in comune”.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 25/06/2023

«L’interesse è la prima obbligazione per il rispetto delle promesse» scrive David Hume nel “Trattato sulla natura umana”, volendo significare in questo modo che la giustizia e il vantaggio personale sono alla fine in armonia l’una con l’altro. I problemi sorgono nel momento in cui gli esseri umani, e capita spesso, non sono abbastanza “illuminati”; non capiscono, cioè, che l’essere giusti è, in definitiva, ciò che meglio protegge il loro interesse personale. Per questo abbiamo bisogno di un governo e della nascita della società civile, per stabilizzare le regole della giustizia e per comminare sanzioni a coloro che, colpevolmente, le trasgrediscono, facendo il male per gli altri e anche per sé. Attraverso tali sanzioni l’adesione ad una condotta viene fatta apparire più chiaramente come un nostro interesse immediato.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 04/06/2023

“Se gli uomini non sanno quale sia il loro dovere, cosa mai potrà costringerli ad obbedire alle leggi? Un esercito, mi direte. Ma chi costringerà l’esercito?” Scrive così Thomas Hobbes nel suo Behemoth (Laterza, 1979, p. 68) pubblicato postumo nel 1681, trent’anni dopo il più famoso Leviatano, di cui avrebbe dovuto costituire l’ideale seguito. Questa domanda pone un problema cruciale per tutti i pensatori del tempo e cioè quello dell’origine della cogenza delle norme.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 16/07/2023

Il 24 luglio 1749 il filosofo Denis Diderot, uno dei philosophes, gli animatori del progetto dell’Encyclopedie, viene arrestato a causa dei suoi articoli sgraditi al potere e incarcerato a Vincennes. L’amico Jean-Jaccques Rousseau andrà spesso a trovarlo durante la sua prigionia. In viaggio, in occasione di una di queste visite, il filosofo ginevrino ha una sorta di epifania. Aveva letto di un concorso indetto dall’Accademia di Digione sul tema “Se il miglioramento delle scienze e delle arti ha contribuito a migliorare i costumi”.

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di Vittorio Pelligra

pubblicato su Il Sole 24 ore del 01/05/2022

La pandemia ha causato milioni di morti in tutto il mondo ed è stata combattuta con uno sforzo collettivo internazionale. Un simile sforzo, paradossalmente, oggi ci impegna in una guerra il cui esito, in termini di vite umane, speriamo non si avvicini neanche lontanamente a quel tragico bilancio. Questo è lo scenario in cui ci trova immersi l'arrivo di questo primo maggio, Festa del Lavoro, Festa dei Lavoratori. Le cure sanitarie e la produzione del vaccino volti a salvare vite, da una parte, e la produzione di armi e il mestiere della guerra volti a distruggere e a uccidere, dall'altra. In mezzo a questi due estremi una enorme varietà di attività, i nostri lavori, non tutti uguali.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 03/02/2024

L’ideale illuministico del monismo ambiva a legare attraverso un’unica catena inestricabile, la verità, la virtù e la felicità, secondo la famosa espressione del Marchese di Condorcet. L’obiettivo era quello di favorire, in questo modo, l’emancipazione della vita politica e sociale dall’indebito arbitrio e dall’instabilità umorale delle passioni. Una delle vie che i philosophes perseguirono con maggiore determinazione fu quella della definizione, attraverso strumenti matematici, di meccanismi capaci di aggregare le preferenze individuali per dar vita a scelte sociali razionali ed efficaci. Si cercava di comprendere come fosse possibile distillare la volontà generale a partire dalle singole volontà individuali.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 11/09/2022

Secondo Herbert Gintis, economista dell'università del Massachusetts il problema con la descrizione delle scelte umane incorporata nella teoria economica non risiede tanto nella presunzione di razionalità: “L'assunto che gli esseri umani siano razionali– infatti – è un'eccellente prima approssimazione”, afferma Gintis, il problema vero risiede nell'incapacità della teoria a cogliere la naturale socialità dell'uomo: “Gli esseri umani hanno un'epistemologia sociale, nel senso che abbiamo processi di ragionamento che ci offrono forme di conoscenza e comprensione, in particolare la comprensione e la condivisione del contenuto di altre menti, che non sono disponibili per le creature semplicemente ‘razionali'. Questa epistemologia sociale caratterizza la nostra specie. Il limite della ragione non è dunque l'irrazionale, ma il sociale” (The Bounds of Reason, Game Theory and the Unification of the Behavioral Sciences, Princeton University Press, 2009).

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 10/02/2024

Il filosofo inglese e storico delle idee Isaiah Berlin è noto per la sua famosa discussione dei due concetti di libertà: quella “negativa” intesa come assenza di interferenza nelle scelte individuali e quella “positiva” che fa riferimento alla possibilità di autoimporsi autonomamente delle regole per il bene del singolo e della comunità. Ma, al di là di questa distinzione, la passione per libertà che Berlin tradurrà in pensiero e pratica lungo tutto il corso della sua vita, ha radici profonde. Nasce dalla consapevolezza dei limiti della nostra ragione e da ciò che egli definisce “pluralismo oggettivo dei valori”. Questa posizione si sviluppa nell’ambito dalla sua critica al monismo illuministico.

I Commenti de "Il Sole 24 Ore" - Mind the Economy, la nuova serie di articoli di Vittorio Pelligra sul Sole 24 ore

di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il sole 24 ore il 23/12/2018

Regali natale IlSole24Ore Web ridE poi uno si stupisce che l’economia venga definita “la scienza triste”! Neanche il tradizionale scambio di doni è passato indenne dallo scrutinio degli occhiuti economisti. Qualche anno fa, in particolare apparve un controverso studio nel quale stimava la perdita netta di ricchezza legata allo scambio di doni natalizi (Waldfogel J. “The deadweight loss of Christmas”. American Economic Review 83, 2003). L’indagine di questo novello Scrooge, con grafici ed equazioni, stimava la differenza tra il valore monetario attribuito ai doni ricevuti e il loro costo effettivo; individuando in un valore oscillante tra il dieci e il trenta percento, la perdita netta.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 01/10/2023

La teoria della giustizia è per Immanuel Kant una dottrina del diritto (Rechtslehre), nel senso che il concetto di “giustizia” indica per il filosofo tedesco, innanzitutto l’esistenza di un corpus di norme capace di proteggere la libertà di ogni individuo assicurandone, contemporaneamente, la compatibilità con la libertà di ogni altro individuo. La mia libertà non può, in nessun modo, interferire con la tua e viceversa. Kant, oltre a questa idea “negativa” di libertà – la libertà dalla coercizione e dall’abuso esterni, definisce anche una seconda accezione “positiva” di libertà e cioè riferita all’azione di soggetti autonomi capaci di esercitare una volontà che si fa “legge a sé stessa”, capace, cioè, di autoimporsi dei vincoli i quali, se arrivassero dall’esterno, potrebbero essere considerati ingiusti.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 29/10/2023

La devozione di Immanuel Kant all’idea di libertà è totale. Lo è al punto da generare in lui una vera e propria identificazione tra il concetto di libertà e quello di giustizia. La sua teoria della giustizia è, infatti, una vera e propria teoria del diritto (Rechtslehre) nella quale viene descritta come giusta una società che si dota di un corpus di norme capaci di stabilire e proteggere la libertà del singolo e la sua compatibilità con la libertà di tutti gli altri membri dello Stato.

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