Mind the economy

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I mimi di Mockus e il sorprendente potere delle norme sociali

I Commenti de "Il Sole 24 Ore" - Mind the Economy, la serie di articoli di Vittorio Pelligra sul Sole 24 ore

di Vittorio Pelligra

pubblicato su Il Sole 24 ore del 03/07/2022

La capacità di anticipare, interpretare e comprendere il comportamento delle persone con le quali interagiamo rappresenta una competenza sociale fondamentale. Ci consente di armonizzare le nostre azioni con le loro e costruire, in questo modo, un corpo sociale ben funzionante. Per facilitare questo processo, soprattutto in situazioni potenzialmente conflittuali, abbiamo costruito istituzioni formali, le leggi e svariati meccanismi sanzionatori centralizzati. In molti casi, però, il coordinamento sociale si basa solamente su norme informali, incentrate su ciò che crediamo gli altri faranno e su ciò che crediamo sia giusto venga fatto.

Le diverse aspettative

Gli esperti indicano il primo tipo di credenza con l'espressione “aspettative empiriche”. Ho osservato sistematicamente un certo tipo di comportamento in una data circostanza, posso presumere, quindi, che al presentarsi di una circostanza analoga si manifesterà nuovamente quel dato comportamento. Quando scatta il verde al semaforo e la macchina davanti non parte, posso aspettarmi che il conducente della macchina dietro suonerà il clacson.

Il secondo tipo di credenza, invece, prende il nome di “aspettativa normativa” ed ha a che fare con ciò che io penso che gli altri si aspettino da me in una certa situazione. Non mentire, cedere il posto sul bus ad una persona anziana, soccorrere una persona in difficoltà, sono tutte regole di questo genere. La differenza tra le aspettative empiriche e quelle normative è che per queste ultime sussiste una sorta di obbligazione a rispettarle e ci si attende anche che chi non le rispetterà possa essere punito informalmente attraverso sanzioni sociali: espressioni di biasimo, il pettegolezzo e perfino certe forme di ostracismo.

Chi non aderisce alle norme può essere punito, quindi, ma, simmetricamente, l'adesione può essere rinforzata da ricompense informali come la manifestazione di rispetto, l'assegnazione di un certo status o l'espressione di apprezzamento e fiducia.

La grammatica della società

Quando noi crediamo che la maggior parte delle persone nella nostra comunità scelga di seguire una certa regola e, contemporaneamente, pensiamo che ci sia qualche forma di obbligazione a conformarsi a quella determinata regola, allora possiamo affermare che quelle aspettative sono diventate una norma sociale vera e propria. Il complesso delle nostre norme sociali rappresenta la “grammatica della società”, per citare il titolo di un bel libro che la filosofa Cristina Bicchieri ha dedicato a questo tema, che rende esplicito cosa è accettabile e cosa non lo è nell'ambito di un certo gruppo o di una certa comunità (The Grammar of Society. The Nature and Dynamics of Social Norms, Cambridge University Press, 2012).

Sono regole informali che emergono e si evolvono in maniera spontanea nell'interazione tra i membri dei gruppi e sono centrali per il mantenimento della coesione e di un certo ordine sociale.

Spessissimo, infatti, la vita in comune presenta sfide che possono essere affrontate solo attraverso azioni collettive cooperative: pensiamo al tema dei cambiamenti climatici o alla riduzione dei conflitti armati, alla produzione di beni pubblici o alla tutela delle risorse naturali. Sono tutte colossali sfide alla cooperazione umana, sfide che pongono veri e propri dilemmi sociali: situazioni nelle quali la spinta a godere dei benefici della cooperazione senza volerne sostenere i costi incentiva l'opportunismo, il free-riding.

Situazioni che pongono una seria minaccia alla tenuta e al benessere delle comunità stesse. Da questo punto di vista le norme sociali fondano una legittima aspettativa rispetto a scelte individuali che siano collettivamente vantaggiose e, contemporaneamente, fornisce una sorta di autorizzazione morale alla punizione dei trasgressori.

Disallineamento tra norme formali e norme sociali

Spesso le norme sociali e quelle formali, le leggi, prescrivono lo stesso tipo di comportamento – non inquinare, non arrecare danno ad altri, rispetta la proprietà, etc. – per cui la violazione di queste norme viene punita sia attraverso il biasimo dei pari che attraverso sanzioni formali, pecuniarie o detentive, comminate dall'autorità centralizzata.

Ma questo allineamento tra norme formali e sociali non è affatto automatico. Ci sono casi nei quali la legge dice una cosa e le norme sociali, accettate e seguite da certi gruppi, ne indicano un'altra. Il traffico in alcune città è un esempio lampante. Ci sono regole non scritte – si può passare col rosso, non fermarsi alle strisce pedonali, parcheggiare in doppia fila - che sono in palese contrasto con le regole scritte del codice della strada, ma che tutti seguono comunque.

 In tutti i paesi del mondo la corruzione è formalmente proibita ma in molti di essi viene quotidianamente praticata come una regola naturale. In questi casi le leggi con le loro sanzioni formali non sono altro che armi spuntate. Vista la possibilità, non sempre remota, di un disallineamento tra norme formali e norme sociali, per favorire la cooperazione e incrementare la coesione sociale occorrerà operare in modo da modificare non tanto le norme formali ma, piuttosto, quelle sociali.

Le prime operano utilizzando la leva del calcolo materiale costi-benefici, le seconde, agiscono, invece, sulla riprovazione sociale e sulla vergogna.

Il grande esperimento sociale

Un caso particolarmente istruttivo, da questo punto di vista, è quello rappresentato dalla vicenda di Antanas Mockus, matematico e filosofo colombiano, che fu sindaco di Bogotá tra il '95 e il '97 e ancora dal 2001 al 2003. Negli anni '80 e all'inizio degli anni '90 Bogotá era considerata, e non a torto, una delle città più pericolose del mondo. Durante il suo mandato come sindaco molti aspetti della vita cittadina subirono cambiamenti tanto rapidi quanto significativi: il consumo di acqua venne ridotto del 40%, il tasso di omicidi calò del 70%, le vittime di incidenti stradali diminuirono di oltre il 50%, l'accesso all'acqua potabile passò dal 79% delle case nel 1993, al 100%.

Ad un certo punto Mockus chiese perfino ai cittadini di aumentarsi volontariamente le tasse del 10% e 63.000 persone decisero di farlo. Come fu possibile raggiungere in così poco tempo risultati tanto strabilianti? Attraverso un sapiente uso ed un innovativo approccio alla gestione delle norme sociali. Perché Mockus decise di trasformare la sua città in grande esperimento sociale.

Il cambiamento sociale si origina quando cambiano le aspettative che noi abbiamo sugli altri e quando gli altri iniziano a capire che ciò che ci aspettiamo da loro è cambiato e quel qualcosa diventa ora la cosa giusta da fare. Non è un caso che in una intervista all'Harvard Gazette, Mockus si dice convinto che «la condivisione della conoscenza è la chiave del cambiamento. La conoscenza dà potere alle persone. Se le persone conoscono le regole e sono sensibilizzate al loro rispetto attraverso l'arte, l'umorismo e la creatività, è molto più probabile che accettino il cambiamento».

E a proposito di umorismo certo all'ex-sindaco non ne manca. Una volta, durante una forte siccità, per sensibilizzare i suoi concittadini al risparmio dell'acqua si fece riprendere sotto la doccia mentre ancora insaponato chiudeva il rubinetto. In soli due mesi il consumo di acqua si ridusse del 14%. Solo dopo vennero approvati degli incentivi economici a supporto del risparmio idrico che portarono ad una riduzione complessiva del 40%. Ma, affinché questi potessero essere efficaci, prima le persone avrebbero dovuto capire che era giusto aspettarsi da loro un utilizzo oculato dell'acqua.

I mimi di Mockus

Per migliorare il servizio di taxi cittadino Mockus chiese ad ogni cittadino che avesse trovato un tassista gentile e onesto di telefonare al suo ufficio per segnalare l'episodio. In pochi giorni chiamarono in 150. Il sindaco organizzò un incontro con tutti i tassisti segnalati, con loro formò un club chiamato “I cavalieri delle strisce pedonali” (Knights of the Zebra) e a loro chiese consiglio su come migliorare il comportamento di tutti gli altri tassisti della città.

Per far crescere il rispetto delle regole del codice stradale assunse 420 mimi che, silenziosamente ma platealmente, in ogni strada della città, prendevano in giro quei pedoni e quegli automobilisti che non rispettavano le regole, per esempio non utilizzavano le strisce o non davano la precedenza quando dovuta. I mimi, disse Mockus, «senza parole né armi, erano doppiamente disarmati» ma siccome «i colombiani temono più di essere ridicolizzati in pubblico che multati», l'azione dei mimi si rivelò estremamente efficace. Non bisogna fare l'errore di scambiare queste iniziative per misure clownesche.

A Bogotá, in quegli anni, morivano in media 1.300 persone all'anno per incidenti automobilistici. Mockus decise di far dipingere una stella nera in ogni punto della strada dove qualcuno aveva perso la vita. Questi segnali assieme al lavoro dei mimi contribuirono a ridurre di più della metà queste morti.

Bogotá è una città di otto milioni di abitanti; è impossibile, naturalmente, come per ogni comunità così vasta, controllare tutti attraverso un sistema centralizzato. Per questo il sindaco costruì un sistema decentralizzato. Chiese ai cittadini di aiutarsi a vicenda a rispettare le regole. Fece distribuire centinaia di migliaia di cartellini bianchi con un pollice verso l'alto e altrettanti cartellini rossi con un pollice verso il basso. I cartellini potevano essere usati da tutti i cittadini con lo scopo di approvare o disapprovare il comportamento dei loro concittadini. Una sanzione o una ricompensa simbolica e informale, ma straordinariamente efficace.
Il cambiamento non arriva dall'alto

Il sindaco Mockus, assieme al suo successore Enrique Peñalosa, che portò avanti politiche simili, è riuscito a trasformare una città considerata tra le più pericolose al mondo in un'altra città: con un'elevata qualità della vita, sviluppata economicamente, culturalmente e artisticamente.

Mockus, come ogni buon leader dovrebbe fare, aveva capito che il cambiamento non arriva dall'alto. Può essere certo incoraggiato dall'esempio ma poi, per essere efficace e sostenibile, deve generare coinvolgimento e adesione dal basso.

La gestione delle norme sociali, in questo senso, si può rivelare uno strumento potentissimo. Riusciamo a capirlo, però, solo se siamo disposti ad abbandonare quella visione antropologica angusta che vede gli esseri umani mossi esclusivamente dal loro interesse personale. Noi, infatti, non siamo così. Siamo esseri sociali prima che individuali e siamo singolari proprio perché, prima di tutto, plurali.

Solo con questa visione relazionale si può comprendere appieno l'influenza che i comportamenti altrui hanno su di noi, quella delle aspettative che noi abbiamo su di loro e di ciò che pensiamo che loro pensino di noi. Una gestione oculata e creativa delle norme sociali può portare cambiamenti rapidi e radicali in ogni ambito sociale. Può contribuire a sviluppare la cooperazione e, in questo modo, a facilitare la soluzione di quei dilemmi sociali che spesso, purtroppo, bloccano lo sviluppo civile delle nostre comunità. 

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