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- Antonella Ferrucci
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#Covid-19 e Edc - Italia, quando l’attenzione alla persona, allenata per anni, fa la differenza
Come si sono organizzati in questi due mesi di lockdown gli imprenditori Edc italiani? A quali energie hanno attinto per trovare tutte le soluzioni possibili per salvare le proprie aziende ed i posti di lavoro?
di Antonella Ferrucci
Ieri sera il webinar organizzato da AIPEC e dal Polo Lionello Bonfanti ha raccolto le testimonianze di alcuni di loro. Erano presenti Pietro Comper (Tecnodoor) Paolo e Livio Bertola (Bertola srl e High tecnology Italia), Maurizio Cantamessa e Simona Rizzi (Gruppo Tassano), Domenico Panichi (Il Picchio), Ornella Seca (Agente di Assicurazioni in Abruzzo). Le risposte che hanno dato sono sorprendenti, nella loro semplicità, concretezza ed efficacia. Sembra quasi che l’essersi allenati in tutti questi anni a trafficare nel loro business “beni relazionali” mettendo dipendenti, clienti e fornitori al centro, oggi fornisca loro una marcia in più per rispondere con prontezza a una emergenza che li ha colti un po’ meno impreparati. Abbiamo sintetizzato le loro esperienze, moderate dalla giornalista Eugenia Scotti e commentate dal professor Giuseppe Argiolas, nuovo rettore di Sophia.
Pietro Comper, produce e vende porte, portoni e cancelli a Rovereto (TN). “Da anni, quando si presenta un problema in azienda ne parliamo insieme e così è stato anche questa volta. Avevamo del lavoro arretrato per cui non abbiamo chiuso subito. Riguardo allo smart working, da un paio d’anni per essere venuti incontro ad una impiegata che si era trasferita in Puglia, avevamo esperienza e quindi è stato più semplice organizzare per gli impiegati il lavoro da casa. Per i collaboratori impiegati nella produzione e nel montaggio, non era altrettanto facile decidere come organizzarsi: li abbiamo lasciati liberi di scegliere, nella certezza, in virtù dei rapporti costruiti in questi anni, che non ci sarebbero state recriminazioni. E’ stato naturale ascoltare le esigenze di tutti e decidere che chi aveva dei nonni a casa o una famiglia con bambini piccoli, doveva essere fra gli ultimi ad essere ri-coinvolto nella attività lavorativa. Chi invece non aveva situazioni problematiche si è dato disponibile da subito per continuare a lavorare in sicurezza. La cultura di fiducia, confronto e ascolto che abbiamo creato in questi anni in azienda, ha reso naturale, “normale” agire in questo modo e questa è una delle cose più belle che in questi due mesi abbiamo sperimentato."
Paolo e Livio Bertola hanno due aziende a Marene e Cherasco (CN) che effettuano lavorazioni di cromatura per una serie di grandi imprese nell’ambito automotive in Italia e all’estero. Il covid-19 li ha sorpresi in un momento in cui speravano di raccogliere i frutti dei grandi investimenti intrapresi negli ultimi due anni. Paolo Bertola: “L’Economia di Comunione, in effetti, si è rivelato essere il primo buon investimento fatto in questi anni e in questo periodo ho potuto vedere i frutti di questo stile imprenditoriale; è venuta in risalto tutta l’importanza di quella voce di bilancio che sono i “beni relazionali” costruiti con i collaboratori ma anche con i fornitori ed i clienti. Anche se eravamo in un momento di punta per il nostro lavoro, ci siamo confrontati per capire le esigenze di tutti e, soddisfatte le urgenze, abbiamo deciso di interrompere le nostre produzioni ancora prima che il Decreto del Governo lo imponesse.” Livio Bertola: “Ci tengo molto a raccontarvi una nostra esperienza. Una multinazionale che serviamo da 30 anni e che sta insistendo sul puntare ad una estetica esasperata, ci ha rimandato indietro una partita di articoli che presentavano lievissime imperfezioni sostenendo che la qualità non era sufficiente per motivi estetici. In tempo di Coronavirus questo atteggiamento ci ha scandalizzato: quel pezzo aveva già subito una lavorazione faticosissima e anche impattante dal punto di vista ambientale. Ma per rispetto alla terra ed all’ambiente non ha più alcun senso portare avanti questa cultura dello scarto dell’imperfetto! Abbiamo fatto sapere al nostro cliente, pronti a perderlo, che noi non condividiamo questa linea e che pensiamo di poter arrivare anche a fare pezzi imperfetti (magari l’imperfezione è un puntino che si vede con la lente di ingrandimento) perché questa esasperazione produce un inquinamento pazzesco in tutti i campi (pensiamo anche all’agricoltura dove una mela che ha una piccola imperfezione viene scartata) e non si può più accettare. Intendiamo portare avanti questa battaglia perché, secondo noi, il mondo si salva anche così."
Simona Rizzi e Maurizio Cantamessa rappresentano il Gruppo Tassano di Casarza Ligure (GE), del quale fanno parte cooperative e imprese sociali con una forte vocazione all’inserimento lavorativo ed alla cura. Il sentiero di Arianna è una di queste imprese, tutta femminile, che dell’ascoltare le esigenze di cura delle proprie lavoratrici ha fatto uno dei suoi punti di forza. Simona: “In questi anni abbiamo lavorato con grande attenzione al tema all’armonizzazione dei tempi di vita con quelli del lavoro, per cui, in un certo senso, il momento particolarmente difficile che viviamo oggi non ci ha colto impreparate. Abbiamo dimostrato una grande flessibilità e prontezza nell’attivarci in una riorganizzazione della vita dell’impresa e questo è il risultato di anni di lavoro e di attenzione alla persona nella sua unicità. Siamo prevalentemente donne per cui in questi anni abbiamo visto nascere tanti bambini, ci siamo occupate di genitori anziani, abbiamo affrontato insieme momenti dolorosi e questo ci ha rese più forti. Nel giro di pochissimi giorni (l’ordinanza che ha chiuso le scuole in Liguria è di domenica 23 febbraio) abbiamo predisposto il progetto “Onde amiche, comunità in rete”, cha ha ottenuto un finanziamento da parte della Fondazione Compagnia di San Paolo e attorno al quale si sono unite le forze che fanno parte della nostra rete di relazioni: associazioni di volontariato, sociale privato e pubblico, scuole e distretti socio sanitari. Tre sono i destinatari del progetto: i bambini che hanno bisogno di poter continuare a incontrare almeno virtualmente i loro educatori, i disabili gravi che, con tutti i dispositivi di sicurezza del caso, abbiamo continuato a visitare anche di persona, e gli anziani. Onde amiche arriva a tutti i destinatari del progetto tramite strumenti tecnologici (che stiamo acquistando e doneremo a chi ne hanno bisogno) e punta a togliere queste persone dall’isolamento che si è creato durante la quarantena."
Maurizio Cantamessa: "Da tre anni scriviamo un bilancio sociale e nell’ultimo dello scorso novembre -in tempi non sospetti- scrivevamo : “è dentro le situazioni di fragilità che si scopre che nessuno può salvarsi da solo, che dipendiamo l’uno dall’altro e che questa dipendenza non è un limite alla nostra libertà. La fragilità diventa la condizione per realizzare delle possibilità”. Partiamo già fragili, siamo cooperative sociali di inserimento lavorativo e mai avremmo immaginato di trovarci in una situazione come questa: non vi nascondo la nostra preoccupazione per un futuro anche molto prossimo. Abbiamo ragionato sul come non lasciare a casa i nostri lavoratori e ci si è balenata l’idea di produrre le tanto ricercate mascherine. Una delle nostre fabbriche, in cui lavorano normalmente 70 persone che vengono dal disagio sociale, ha 4 clienti che, per motivi diversi, lavorano vari tipi di tessuti. Ci siamo confrontati e abbiamo scoperto che noi abbiamo una buona capacità di taglio, qualcun altro ha una buona capacità di cucito… in pratica abbiamo creato una collaborazione fra clienti per cui è cominciata una produzione di mascherine. Sono stati giorni straordinari. Appena si è saputo che forse avremmo prodotto mascherine sono arrivati 10 ordini (dal macellaio che ne voleva 10, fino alla Regione Liguria) e in tutto questo processo a fare la differenza certamente è stata la capacità di fare rete."
Domenico Panichi è il presidente del Consorzio di Cooperative Il Picchio di Ascoli Piceno, una ventina di cooperative che per la gran parte si occupa di servizi ai minori (asili nidi, scuole dell’infanzia e scuole) che ovviamente con la crisi del Coronavirus si sono fermati. “Le nostre operatrici anche da casa hanno svolto un lavoro molto importante improntato sul mantenimento delle relazioni. Le nostre educatrici dei nidi, ad esempio, sono in costante video-chiamata coi loro bambini, mantenendo vivo il rapporto con loro e fornendo un supporto alle famiglie e la cosa bella è che non abbiamo dovuto chiedere loro nulla: praticamente tutte si sono spese andando a impegnarsi addirittura oltre la loro normale attività. Anche qui si è fatta rete con le altre realtà del territorio e con i genitori, per affrontare il problema della gestione dei minori in assenza di strutture educative operative, quando i genitori torneranno al lavoro. Sta nascendo il progetto “Un metro da te, ma sotto il cielo” destinato ai bimbi da 0 a 6 anni, piccoli gruppi con un educatore e un addetto alla sicurezza sanitaria." Un progetto che si vuole proporre come format alla Regione per la gestione dei campi estivi.
Ornella Seca è un agente assicurativo con varie agenzie sparse sul territorio: “Siamo un servizio essenziale per cui dovevamo continuare a lavorare, ma la paura ha bloccato tutti: le informazioni non erano chiare, dovevamo sanificare e mettere in sicurezza gli uffici e non avevamo i materiali. Ci siamo organizzati, abbiamo auto prodotto il gel disinfettante e le necessarie barriere in plexiglass. Abbiamo fortemente ridotto gli orari. Grazie alle relazioni costruite nel tempo, abbiamo valutato insieme le varie problematiche; non sapevo come dire ai miei collaboratori che ero costretta a mettere alcuni in cassa integrazione ma poi è stato chiaro che chi restava a casa avrebbe potuto sostituirci in un secondo tempo se ci fossimo ammalati. In poco tempo è stato possibile ricevere i clienti in sicurezza e alla fine, per i nostri clienti pagare l’assicurazione è diventato un “momento di relazione”, occasioni in cui le persone, rassicurate, ci raccontano quello che stanno vivendo."
Un unico filo d’oro collega le esperienze di Pietro, Livio, Paolo, Simona, Maurizio, Domenico e Ornella al tempo del Covid-19: l’aver curato per anni le relazioni con collaboratori, clienti e fornitori ha fornito loro un prezioso e davvero sorprendente capitale di creatività, disponibilità a fare rete e reciprocità che ha generato soluzioni semplici ed allo stesso tempo geniali, frutto indubbiamente di una "intelligenza collettiva". Davvero, alla prova dei fatti, i beni relazionali, si sono dimostrati un ottimo investimento per i momenti di crisi.
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