Mind the Economy

I Commenti de «Il Sole 24 Ore» - Mind the Economy, la serie di articoli di Vittorio Pelligra sul Sole 24 ore.

di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 15/01/2023

Strano tipo Zeus. Quando Prometeo ruba il fuoco degli dei dall’Olimpo per donarlo agli uomini, Zeus non la prende bene. Fa incatenare il titano, nudo, sul monte più remoto del Caucaso e vi invia la mostruosa aquila Aithon, con il compito di dilaniare perpetuamente il corpo di Prometeo divorandogli il fegato. Tanto duramente, però, Zeus se la prende con Prometeo, quanto magnanimo si dimostra, invece, con gli uomini: non solo, infatti, non gli porta via il fuoco, ma incarica Ermes di portare sulla terra altri due beni preziosi: il rispetto e la giustizia. 

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 09/04/2023

 «Non è del tuo avere che tu fai dono al povero; tu non fai che rendergli ciò che gli appartiene. Poiché è quel che è dato in comune per l'uso di tutti, ciò che tu ti annetti. La terra è data a tutti, e non solamente ai ricchi» (S. Ambrogio, citato nel Decretum Gratiani). Sono parole, queste, che vengono riprese da Paolo VI nella sua enciclica sociale Populorum Progressio pubblicata nel 1967. «È come dire – continua il Papa - che la proprietà privata non costituisce per alcuno un diritto incondizionato e assoluto. Nessuno è autorizzato a riservare a suo uso esclusivo ciò che supera il suo bisogno, quando gli altri mancano del necessario. In una parola, il diritto di proprietà non deve mai esercitarsi a detrimento della utilità comune, secondo la dottrina tradizionale dei padri della chiesa e dei grandi teologi».

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di Vittorio Pelligra

pubblicato su Il Sole 24 ore del 07/02/2021

Nella nostra immaginazione collettiva, gli errori, benché possano essere fonte primaria di conoscenza e occasione preziosa di miglioramento, vengono, in genere, percepiti come la conseguenza di una mancanza, di incompetenza, di superficialità, quando non di vera e propria stupidità; per questo sono associati, poi, a sentimenti di vergogna personale e biasimo sociale. Pensando legittimamente in questo modo non ci rendiamo conto che uno degli errori più frequenti cui siamo soggetti è proprio quello di pensare all'errore in questo modo. Un meta-errore che genera un rapporto conflittuale con la nostra fallibilità che, se da una parte è origine di crescita e scoperta, dall'altra si porta dietro lo stigma del fallimento.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 12/11/2023

L’originalità della posizione hegeliana nel panorama della filosofia politica che si era sviluppato fino ad allora appare cristallina. La sua critica a quello che potremmo definire il costruttivismo di Kant è radicale. Le istituzioni non si fondano da zero. Esse esistono e tutt’al più si riformano. Gli individui non nascono nel vuoto sociale, ma all’interno di una rete di relazioni, di una comunità, di una storia, di una tradizione dalla quale non possono prescindere ma che contribuiscono a plasmare. Questa “datità” è ciò che Hegel definisce “eticità”, Sittlichkeit, nel termine tedesco. Il ruolo della filosofia diventa, allora, quello di aiutarci a riconoscere questa datità e a conciliarci con essa, vale a dire farci comprendere in che modo al suo interno gli individui possono conquistare, il più alto dei valori, la libertà.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 05/11/2023

Nella prospettiva liberale che da John Locke passa per John Stuart Mill e arriva fino a Immanuel Kant, la società giusta è quella società che si da un ordine politico capace di garantire la compatibilità delle libertà individuali. Ogni cittadino può esercitare la sua libertà nelle forme che ritiene più opportune tranne quelle che implicano uno sconfinamento nello spazio delle libertà di qualcun altro. Il corpus normativo deve dunque concorrere alla creazione di un equilibrio nel quale viene massimizzato contemporaneamente lo spazio delle libertà di ciascun cittadino sotto il vincolo della reciproca compatibilità di tali libertà. Questa concezione, come abbiamo visto nelle settimane scorse, raggiunge la sua forma più pura con l’opera di Kant per il quale giustizia e diritto, in questo senso, vanno in definitiva a coincidere.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 10/09/2023

La ricca tradizione dell'utilitarismo classico, a partire da Cesare Beccaria, con il fondatore ufficiale Jeremy Bentham e il padre nobile John Stuart Mill, trova il suo culmine con l'opera del più influente filosofo inglese dell'età vittoriana, Henry Sidgwick. A dire il vero definirlo “filosofo” è decisamente essere riduttivo. A Cambridge, dove passerà tutta la sua vita accademica, ha iniziato tenendo corsi di letteratura, dai classici a Shakespeare, per poi passare alla filosofia morale, ma si è occupato anche di economia – assieme ad Alfred Marshall ha fondato quella che diventerà nota come “Scuola di Cambridge”, e poi di politica, sia in termini di elaborazione culturale che come consulente di numerosi governi dell'epoca; fu anche un attivo riformatore della politica universitaria, promuovendo, in particolare, un più ampio accesso delle donne all'istruzione superiore. Fondò, per questo, sempre a Cambridge, il Newnham College, uno dei primi college femminili di tutta l'Inghilterra. Tra i suoi discepoli più affezionati ci furono Bertrand Russell, George Edward Moore, Francis Ysidro Edgeworthe John Neville Keynes, il padre del più famoso John Maynard.

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di Vittorio Pelligra

pubblicato su Il Sole 24 ore del 03/07/2022

La capacità di anticipare, interpretare e comprendere il comportamento delle persone con le quali interagiamo rappresenta una competenza sociale fondamentale. Ci consente di armonizzare le nostre azioni con le loro e costruire, in questo modo, un corpo sociale ben funzionante. Per facilitare questo processo, soprattutto in situazioni potenzialmente conflittuali, abbiamo costruito istituzioni formali, le leggi e svariati meccanismi sanzionatori centralizzati. In molti casi, però, il coordinamento sociale si basa solamente su norme informali, incentrate su ciò che crediamo gli altri faranno e su ciò che crediamo sia giusto venga fatto.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 26/11/2023

La critica fondamentale che Hegel muove al pensiero di Kant ha come obiettivo il suo formalismo astratto e intellettualistico. La filosofia hegeliana, per contro, si fonda su un pensiero “incarnato”, vitale, organico. In questo quadro si capisce perché, per esempio, il valore di diritto per Hegel non sta tanto nella sua astratta enunciazione o nella sua presunta tutela, quanto piuttosto nella concreta possibilità di esercitarlo. Un diritto che non si può utilizzare è un diritto di nessun valore. Il diritto di proprietà, solo per fare un esempio, senza la possibilità di acquisire la proprietà su un certo bene non può essere considerato come un reale diritto. Questi si manifestano, infatti, solo quando possono essere utilizzati. Ma se la valenza concreta di un diritto, quindi, continua Hegel, deriva dal suo utilizzo, affinché questo risulti legittimo è necessario che esso venga riconosciuto da parte dei soggetti sia privati che pubblici che costituiscono il contesto nel quale tale diritto viene effettivamente utilizzato. L’espressione di un diritto, dunque, come bene sottolinea Dean Moyar “è uno standard che coinvolge le relazioni con altri agenti nella misura in cui le azioni degli altri possono sostenere o distorcere il contesto espressivo” (Hegel’s Value. Justice as the Living Good, Oxford University Press, 2021).

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 ore il 31/07/2022

Quali caratteristiche vorresti avesse la società nella quale vivi? Se ci pensiamo bene, la politica dovrebbe servire proprio a questo. Con la competizione elettorale vengono presentate proposte alternative sugli assetti istituzionali, poi si aggregano le preferenze dei cittadini. La proposta vincente viene poi implementata. In questo modo gli elettori si esprimono sulle caratteristiche che vorrebbero avesse la loro società, contribuendo a farle emergere. Almeno in teoria, visto che l'applicazione concreta del meccanismo presenta non poche criticità. Ci sono altre forme di partecipazione al processo di definizione degli assetti sociali. 

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 30/04/2023

La paura e la speranza, metus et spes, sono le passioni politiche per eccellenza, afferma Thomas Hobbes. La speranza di poter godere in una condizione di pace dei frutti del proprio ingegno e della propria industriosità e la paura che, al contrario, lo stato di guerra continua di tutti contro tutti possa impedire che ciò avvenga. Ma la paura ha per Hobbes anche un'altra funzione.

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di Vittorio Pelligra

pubblicato su Il Sole 24 ore del 29/08/2021

«Nel corso del tempo il fallimento si è trasformato da un fatto ad un’identità». Scrive così lo storico Scott Sandage nel suo libro “Born Losers” (Harvard University Press, 2005). Non sorprende che le espressioni “sono un fallito” e “sono un fallimento” siano usate, oggi, in maniera interscambiabile. Fatto e identità. È anche questo un portato della dilagante retorica della meritocrazia che spinge a valutare una persona sulla base esclusiva dei suoi risultati – carriera, soldi, prestigio sociale, successi – appiattendo, in questo modo, l’identità sui fatti.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 28/04/2024

In una società liberale la sfera dei valori privati e quella dei valori pubblici devono rimanere separate. Nella sfera privata è, infatti, naturale che si possano accettare doveri e obblighi in nome di credenze, tradizioni e convinzioni a cui siamo legati e a cui non ci sentiamo liberi di rinunciare. Le tradizioni religiose, familiari, etniche impongono in questo senso scelte e condotte che dobbiamo spesso accettare proprio in virtù della nostra appartenenza e della nostra identità. Ma in una società democratica e liberale, questa non può che essere una questione di scelta personale, soprattutto, ma non solo, in materia religiosa. Nella sfera politica, invece, gli obblighi e i doveri non possono essere fondati sulla concezione di ciò che è bene o male, caratteristica di alcuni gruppi sociali che impongono a tutti i cittadini comportamenti e le regole che derivano dalle loro convinzioni personali.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 28/01/2024

Isaiah Berlin, il teorico delle due libertà, quella “negativa” che ci protegge dalle indebite interferenze esterne e quella “positiva” che ci rende autonomi legislatori di noi stessi, era convinto che la più strenua difesa della libertà rappresentasse la necessaria conseguenza della fallibilità umana ed in particolare di quella forma di indeterminatezza che deriva dall’incommensurabilità dei valori. Possono esistere, cioè, valori come la giustizia, l’eguaglianza, la democrazia e molti altri, ognuno dei quali è certamente giusto di per sé, ma che possono, non di meno, trovarsi in conflitto l’uno con l’altro, con altri valori, altrettanto giusti in sé. E tale conflitto non è una questione passeggera, temporanea o provvisoria, ma è strutturale e irriducibile. Ha a che fare con la natura stessa di ciò che definiamo “valore” e con ciò che chiamiamo “vita in comune”.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 25/06/2023

«L’interesse è la prima obbligazione per il rispetto delle promesse» scrive David Hume nel “Trattato sulla natura umana”, volendo significare in questo modo che la giustizia e il vantaggio personale sono alla fine in armonia l’una con l’altro. I problemi sorgono nel momento in cui gli esseri umani, e capita spesso, non sono abbastanza “illuminati”; non capiscono, cioè, che l’essere giusti è, in definitiva, ciò che meglio protegge il loro interesse personale. Per questo abbiamo bisogno di un governo e della nascita della società civile, per stabilizzare le regole della giustizia e per comminare sanzioni a coloro che, colpevolmente, le trasgrediscono, facendo il male per gli altri e anche per sé. Attraverso tali sanzioni l’adesione ad una condotta viene fatta apparire più chiaramente come un nostro interesse immediato.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 04/06/2023

“Se gli uomini non sanno quale sia il loro dovere, cosa mai potrà costringerli ad obbedire alle leggi? Un esercito, mi direte. Ma chi costringerà l’esercito?” Scrive così Thomas Hobbes nel suo Behemoth (Laterza, 1979, p. 68) pubblicato postumo nel 1681, trent’anni dopo il più famoso Leviatano, di cui avrebbe dovuto costituire l’ideale seguito. Questa domanda pone un problema cruciale per tutti i pensatori del tempo e cioè quello dell’origine della cogenza delle norme.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 16/07/2023

Il 24 luglio 1749 il filosofo Denis Diderot, uno dei philosophes, gli animatori del progetto dell’Encyclopedie, viene arrestato a causa dei suoi articoli sgraditi al potere e incarcerato a Vincennes. L’amico Jean-Jaccques Rousseau andrà spesso a trovarlo durante la sua prigionia. In viaggio, in occasione di una di queste visite, il filosofo ginevrino ha una sorta di epifania. Aveva letto di un concorso indetto dall’Accademia di Digione sul tema “Se il miglioramento delle scienze e delle arti ha contribuito a migliorare i costumi”.

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di Vittorio Pelligra

pubblicato su Il Sole 24 ore del 01/05/2022

La pandemia ha causato milioni di morti in tutto il mondo ed è stata combattuta con uno sforzo collettivo internazionale. Un simile sforzo, paradossalmente, oggi ci impegna in una guerra il cui esito, in termini di vite umane, speriamo non si avvicini neanche lontanamente a quel tragico bilancio. Questo è lo scenario in cui ci trova immersi l'arrivo di questo primo maggio, Festa del Lavoro, Festa dei Lavoratori. Le cure sanitarie e la produzione del vaccino volti a salvare vite, da una parte, e la produzione di armi e il mestiere della guerra volti a distruggere e a uccidere, dall'altra. In mezzo a questi due estremi una enorme varietà di attività, i nostri lavori, non tutti uguali.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 03/02/2024

L’ideale illuministico del monismo ambiva a legare attraverso un’unica catena inestricabile, la verità, la virtù e la felicità, secondo la famosa espressione del Marchese di Condorcet. L’obiettivo era quello di favorire, in questo modo, l’emancipazione della vita politica e sociale dall’indebito arbitrio e dall’instabilità umorale delle passioni. Una delle vie che i philosophes perseguirono con maggiore determinazione fu quella della definizione, attraverso strumenti matematici, di meccanismi capaci di aggregare le preferenze individuali per dar vita a scelte sociali razionali ed efficaci. Si cercava di comprendere come fosse possibile distillare la volontà generale a partire dalle singole volontà individuali.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 11/09/2022

Secondo Herbert Gintis, economista dell'università del Massachusetts il problema con la descrizione delle scelte umane incorporata nella teoria economica non risiede tanto nella presunzione di razionalità: “L'assunto che gli esseri umani siano razionali– infatti – è un'eccellente prima approssimazione”, afferma Gintis, il problema vero risiede nell'incapacità della teoria a cogliere la naturale socialità dell'uomo: “Gli esseri umani hanno un'epistemologia sociale, nel senso che abbiamo processi di ragionamento che ci offrono forme di conoscenza e comprensione, in particolare la comprensione e la condivisione del contenuto di altre menti, che non sono disponibili per le creature semplicemente ‘razionali'. Questa epistemologia sociale caratterizza la nostra specie. Il limite della ragione non è dunque l'irrazionale, ma il sociale” (The Bounds of Reason, Game Theory and the Unification of the Behavioral Sciences, Princeton University Press, 2009).

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 10/02/2024

Il filosofo inglese e storico delle idee Isaiah Berlin è noto per la sua famosa discussione dei due concetti di libertà: quella “negativa” intesa come assenza di interferenza nelle scelte individuali e quella “positiva” che fa riferimento alla possibilità di autoimporsi autonomamente delle regole per il bene del singolo e della comunità. Ma, al di là di questa distinzione, la passione per libertà che Berlin tradurrà in pensiero e pratica lungo tutto il corso della sua vita, ha radici profonde. Nasce dalla consapevolezza dei limiti della nostra ragione e da ciò che egli definisce “pluralismo oggettivo dei valori”. Questa posizione si sviluppa nell’ambito dalla sua critica al monismo illuministico.

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