Mind the Economy

I Commenti de «Il Sole 24 Ore» - Mind the Economy, la serie di articoli di Vittorio Pelligra sul Sole 24 ore.

di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 21/04/2024

La prima edizione di Una Teoria della Giustizia di John Rawls venne pubblicata nel 1971. Immediatamente ci si rese conto della sua portata e del suo valore. Il dibattito che suscitò fin da subito fu vasto e duraturo e per questo lo stesso Rawls continuò per molti anni a considerare Una Teoria, come un’opera in divenire. L’edizione che viene normalmente letta oggi fa riferimento a quella inglese, rivista e pubblicata nel 1999. Ma le revisioni iniziarono molto presto, a partire dall’edizione tedesca che uscì nel 1975. Sebastiano Maffettone, curatore dell’edizione italiana ha calcolato che Rawls ha revisionato circa 130 delle 600 pagine del testo originario. Le correzioni e le specificazioni che vengono introdotte riguardano innanzitutto il principio di libertà e la lista dei beni primari. Ci sono poi anche due cambiamenti più generali che modificano l’interpretazione della “posizione originaria” che viene considerata sempre più come un “artificio espositivo” che non un vero e proprio argomento deduttivo. Viene ripensato, infine, anche il rapporto tra la teoria della giustizia e la teoria della scelta razionale.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 03/09/2023

Nella visione elaborata dal filosofo inglese John Stuart Mill l'idea di giustizia è certamente legata alla dimensione morale. Un'azione giusta è con certezza un'azione morale. La cosa interessante, però, è che, al contrario, non tutte le azioni morali hanno a che fare direttamente con l'idea di giustizia. Mill utilizza l'esempio della beneficenza e della carità. Due comportamenti lodevoli e associati ad un senso di moralità. Eppure, nonostante, questo, sarebbe difficile poter definire ingiusta la scelta di una persona di fare beneficenza per una causa ma non per tutte le cause, oppure fare la carità verso una persona ma non verso chiunque altro si trovi in condizioni di bisogno.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 20/08/2023

John Stuart Millè in genere considerato un pensatore utilitarista, ma la sua critica a Bentham, il padre ufficiale di quella corrente di pensiero, è così profonda che si potrebbe supporre il suo sia un approccio del tutto originale e indipendente dall'utilitarismo di Bentham. Se quest'ultimo fu un bambino prodigio - a 12 anni frequentava già l'Università di Oxford - Mill non fu da meno. Educato esclusivamente in casa dal padre James, anch'egli intellettuale di primo piano, amico di David Ricardo, Jean-Baptiste Say e dello stesso Bentham. Il giovane John divenne molto presto precettore dei suoi fratelli più piccoli.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 24/09/2023

Il filosofo tedesco Immanuel Kant è certamente un gigante della storia del pensiero occidentale. Durante la sua vita ha dato contributi durevoli non solo nei campi dell’etica e della metafisica ma anche in matematica, fisica e logica, tra gli altri. Ha scritto anche di filosofia politica, ma fino a non molti anni fa questi lavori venivano ritenuti minori, senili e per questo non hanno mai ricevuto grande attenzione da parte degli studiosi. Lo stesso John Rawls affronta il pensiero di Kant nelle sue lezioni di storia della filosofia morale ma non in quelle di filosofia politica. Tale convinzione negli ultimi anni è stata messa in discussione grazie al meritorio lavoro di alcuni originali interpreti come Howard Williams (Kant’s Political Philosophy. St. Martin’s Press, 1983) e Allen Rosen (Kant’s Theory of Justice.Cornell University Press, 1993).

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di Vittorio Pelligra

pubblicato su Il Sole 24 ore del 16/05/2021

Quando dobbiamo prendere una decisione importante è sempre meglio non prenderla da soli. Questo perché il contributo degli altri, che sia il proverbiale “avvocato del diavolo”, un gruppo di amici o un team di lavoro, può essere cruciale nell'aiutarci a superare le distorsioni cognitive di cui invariabilmente, come individui, soffriamo e che possono portarci fuori strada. Le decisioni davvero importanti vengono prese, spesso, una volta nella vita o, comunque, molto raramente. Questo fa sì che imparare a decidere bene in situazioni simili sia estremamente difficile. Perché ogni volta è come se fosse la prima, non c'è feedback ripetuto e quindi manca l'opportunità stessa di apprendere.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 29/01/2023

Nell'introduzione alla sua Breve storia dell'Etica il filosofo scozzese Alasdair MacIntyre scrive che uno dei guai principali di chi occupa di filosofia morale è quello di trattare i concetti e le idee come se la storia del loro sviluppo fosse un aspetto secondario. Come se quelli morali fossero dei concetti speciali «senza tempo, immodificabili, caratterizzati da elementi fissi durante tutta la loro storia». Ma i concetti morali – continua MacIntyre – cambiano al modificarsi della vita sociale. «Non a causa dei cambiamenti della vita sociale – puntualizza – perché questo suggerirebbe che la vita sociale sia una cosa e quella morale un'altra e che ci sia solo una relazione causale esterna e contingente tra le due. E questo è ovviamente falso. I concetti morali sono incarnati e sono costitutivi di ogni forma di vita sociale». Ne deriva che un modo per distinguere una forma di vita sociale da un'altra è quello di distinguere i principi morali che caratterizzano l'una rispetto all'altra.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 22/10/2023

“Gran parte delle idee contemporanee sulla giustizia sono considerate, sia dai protagonisti che dai critici, di origine kantiana”. Così scrive la filosofa Onora O’Neill nel suo Bounds of Justice (Cambridge University Press, 2000). Quest’affermazione certamente non sopravvaluta l’impatto del pensiero kantiano sulla filosofia politica e sulle teorie della giustizia contemporanee; basti considerare quanto il filosofo tedesco abbia influenzato autori così differenti tra loro come Robert Nozicko John Rawls.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 ore il 14/08/2022

Quando un gruppo riesce a cooperare si ottengono, generalmente, risultati che singolarmente i suoi membri non sarebbero riusciti a raggiungere. Questi risultati hanno la natura di un bene pubblico, perché, allo stesso tempo tutti ne vorrebbero di più, ma, potendo, eviterebbero volentieri il costo legato alla loro produzione. Ecco perché la cooperazione è sempre minacciata dal fenomeno del free-riding, dal comportamento opportunistico. C’è sempre qualcuno che ragiona così: “Voi fate la vostra parte che io mi godo i benefici”.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 31/12/2023

Mikey Sachs è affranto. Passeggia solitario per le strade di New York. Arriva nel giardino della Columbia, proprio sotto la statua de Le Penseur di Rodin. È assillato da dubbi esistenziali. Guarda quegli edifici che trasudano cultura e, tra sé e sé, mormora “Milioni di libri scritti su ogni argomento possibile e immaginabile da tutti questi sapientoni, ma, alla fine, nessuno ne sa più di me sui grossi interrogativi della vita”. È una delle scene più belle del bellissimo Hannah e le sue sorelle, film del 1986 firmato alla regia da Woody Allen che recita anche nel personaggio di Mikey.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 04/12/2022

Le illusioni cognitive sono come le illusioni ottiche, ci portano sistematicamente fuori strada e sono prevedibili. Sono prevedibili perché non ci inducono semplicemente in errore, ma distorcono sistematicamente i nostri giudizi. Se diamo un'occhiata ai due tavoli che appaiono nella famosa illusione di Sheppard il tavolo orientato in verticale ci apparirà invariabilmente più lungo del tavolo orientato orizzontalmente benché le sue dimensioni siano esattamente le stesse dell'altro tavolo.

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di Vittorio Pelligra

pubblicato su Il Sole 24 ore del 12/06/2022

Il caso della produzione volontaria di un bene pubblico è diventato in questi ultimi anni, per gli studiosi di scienze comportamentali, il paradigma di ricerca classico per investigare i problemi della cooperazione tra gruppi di individui. Un bene pubblico è, infatti, qualcosa di cui tutti vorremmo godere, ma che nessuno vorrebbe produrre.

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di Vittorio Pelligra

pubblicato su Il Sole 24 ore del 13/03/2022

I risultati più recenti dell'economia comportamentale, ma anche dell'antropologia culturale e delle neuroscienze sociali concordano nel descrivere il comportamento umano come essenzialmente “vacillante”. Le nostre motivazioni non sembrano tanto essere incondizionali, cioè puramente autointeressate o puramente altruistiche. Sembra piuttosto che siamo mossi da motivazioni condizionali, che ci fanno propendere ora verso un atteggiamento egoistico ora, invece, per uno più prosociale, in base a fattori esterni che vanno dal comportamento di coloro con i quali stiamo interagendo o che formano per noi il gruppo di riferimento, al tipo di schema relazionale nella quale siano inseriti, fino alla cultura dominante che segnala quali sono le norme sociali più largamente approvate.

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di Vittorio Pelligra

pubblicato su Il Sole 24 ore del 28/02/2021

Durante il suo servizio militare obbligatorio nell'esercito israeliano, il futuro premio Nobel Daniel Kahneman, allora solo un giovane neolaureato in psicologia, venne assegnato all'ufficio responsabile delle valutazioni dei futuri ufficiali. Coi suoi colleghi doveva sottoporre a test i candidati, analizzare i risultati e stilare dei rapporti sulle loro potenzialità e sulla probabilità di riuscita. Questa attività andò avanti per parecchio tempo, ricorda Kahneman, un tempo sufficiente ad avere dei feedback affidabili circa la qualità delle loro previsioni. Gli psicologi venivano invitati, infatti, a riunioni periodiche nelle quali si analizzava il rendimento dei cadetti durante il loro addestramento da ufficiali. In questo modo Kahneman e i suoi colleghi avevano la possibilità di verificare quanto le loro valutazioni preliminari fossero state accurate, quanto, cioè, i loro giudizi, formulati sulla base dei risultati dei test, fossero realmente in grado di prevedere il comportamento futuro dei soggetti esaminati.

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di Vittorio Pelligra

pubblicato su Il Sole 24 ore del 07/03/2021

Quanti anni aveva il Mahatma Gandhi quando è morto? Un salto su Wikipedia o una rapida domanda ad Alexa e la risposta arriva immediata. Ma immaginate di non aver accesso a queste scorciatoie e di dover produrre la vostra stima senza nessun aiutino. Immaginate anche che la domanda possa venir posta più specificatamente in due versioni differenti. In un caso viene chiesto se Gandhi è morto prima o dopo aver raggiunto i 140 anni, nel secondo caso, invece, viene chiesto se la morte è sopraggiunta prima o dopo aver compiuto i 9 anni.

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di Vittorio Pelligra

pubblicato su Il Sole 24 ore del 03/04/2022

 «È uno straordinario paradosso il fatto che, all'apice dei successi materiali e tecnici della nostra specie, ci troviamo ansiosi, inclini alla depressione, preoccupati per come gli altri ci vedono, insicuri delle nostre amicizie, spinti a consumare troppo e privati dell'indispensabile vita comunitaria. In mancanza del necessario contatto sociale e della soddisfazione emotiva che ne deriva e di cui tutti abbiamo bisogno, cerchiamo conforto nell'eccesso di cibo, negli acquisti e nelle spese ossessive, o diventiamo preda di alcol, sostanze psicoattive e altre droghe».

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di Vittorio Pelligra

pubblicato su Il Sole 24 ore del 17/10/2021

Negli anni ‘90 una compagnia di assicurazioni svizzera lanciò sul mercato un nuovo prodotto: l'assicurazione matrimoniale. La compagnia dava la possibilità ai genitori di assicurare i propri figli contro l'evenienza di un matrimonio troppo precoce. Entro i 10 anni di età i bambini e le bambine potevano venire “protetti” con una polizza che garantiva una copertura fino ad un massimo di 100.000 franchi svizzeri nel caso in cui si fossero sposati prima dei 25 anni. Gli assicuratori fecero i loro calcoli sui costi e sui profitti attesi del nuovo prodotto sulla base dei dati demografici che indicavano, in quegli anni, che in Svizzera la probabilità di un matrimonio entro i 25 anni è pari al 17 per cento per gli uomini e al 29 per cento per le donne. Questa polizza fu un vero disastro, un fallimento su tutta la linea. Venne acquistata pochissimo dalla popolazione generale ma moltissimo, invece, da famiglie appartenenti a gruppi etnici dove i matrimoni tra ragazzi molto giovani sono la norma.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 13/08/2023

Per gli utilitaristi classici, Beccaria, Bentham, Mill, Sidgwick, le implicazioni politiche della loro visione morale è immediata: se a livello individuale sono da ritenersi buone quelle azioni che producono l’aumento del benessere e la riduzione delle sofferenze, variamente intese, da un punto di vista politico devono essere considerate buone quelle azioni, quelle misure, quelle leggi che portano ad un aumento della somma del benessere degli individui o ne riducono la sofferenza complessiva. Dove per benessere sociale si intende nient’altro che la somma delle utilità dei cittadini. In sintesi, l’utilitarismo è, quindi, composto da due elementi: il primo è una descrizione del benessere individuale che può essere misurato attraverso il concetto di utilità; il secondo elemento è dato dall’indicazione di massimizzare la somma di queste utilità assegnando al benessere di ciascun cittadino un uguale peso. Quella che oggi si chiamerebbe la funzione del benessere sociale altro non è, per gli utilitaristi classici, che la sommatoria di tutte le utilità individuali.

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di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 06/08/2023

 Gli eroi intellettuali dell'utilitarismo classico, da Cesare Beccaria a John Stuart Mill, da Francis Hutcheson, Claude-Adrien Helvétiusa Ferdinando Galiani, Pietro Verri e soprattutto Jeremy Bentham, colui che viene ritenuto il sistematizzatore, se non proprio il fondatore, di questo approccio filosofico, erano convinti che il giudizio su una società giusta debba basarsi su due pilastri fondamentali dai nomi bizzarri: consequenzialismo e welfarismo. Il consequenzialismo suggerisce che la misura della bontà di una certa azione rispetto ad un'altra sia data esclusivamente dalla valutazione delle conseguenze delle due azioni. Se ciò che produce la prima azione è meglio rispetto a ciò che produce la seconda, allora la prima azione sarà da ritenersi moralmente migliore della seconda. Il welfarismo ci da invece il metro per misurare la bontà di tali conseguenze. Queste andrebbero valutate sulla base del benessere che producono per i singoli, del piacere, della felicità variamente intesa o, simmetricamente, della riduzione della sofferenza o dell'infelicità causata a ciascun cittadino.

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di Vittorio Pelligra

pubblicato su Il Sole 24 ore del 13/06/2021

Le nostre credenze nascono e si consolidano sempre all'interno di una comunità di persone. Per adesione o per contrasto, la famiglia, gli amici, i compagni di scuola o i colleghi, sono solo alcune delle comunità dove le nostre idee e le nostre convinzioni sono nate e sono diventate importanti per noi. Poi ci sono i partiti politici, i gruppi religiosi, le associazioni e molte altre arene che abbiamo preso a frequentare perché vi abbiamo trovato persone come noi, in sintonia con la nostra visione della vita le cui idee e credenze facevano armonicamente eco alle nostre.

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di Vittorio Pelligra

pubblicato su Il Sole 24 ore del 23/05/2021

L’errore può sorprenderci. Gli sbagli, le decisioni errate, i lapsus e le gaffes possono presentarsi quando meno ce lo aspettiamo. Emergono subitaneamente alla nostra coscienza e ci spiazzano; a volte ci fanno male, a volte fanno male a coloro a cui vogliamo bene. È da qualche mese, ormai, che su Mind the Economy ci stiamo confrontando con questo tema dell’errore. Li abbiamo definiti, classificati, ne abbiamo analizzato le cause progettuali, procedurali e cognitive, abbiamo anche cercato di analizzare le contromisure, le tecniche di de-biasing e quelle di counter-biasing.

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