Luigino Bruni

L’interesse della letteratura per "i conti" esiste da sempre, perché permette agli autori di svelare i contesti e i volti dei loro personaggi

di Luigino Bruni

Estratto dal libro «Il campo dei Miracoli» Marsilio editore in uscita oggi in libreria, pubblicato su Agorà di Avvenire il 05/09/2024

Economia non è la prima parola che associamo a letteratura, tanto meno alla grande letteratura. Gli economisti di professione non si sono occupati, né si occupano, di letteratura; non sono andati a cercare, per studiarle, le dimensioni economiche dei romanzi e delle poesie. Qualche importante economista del passato ha anche scritto alcune pagine in buona prosa, ma non le inseriremmo in nessuna raccolta di testi letterari.

L’anima e la cetra/30 - La libertà vera è dalla miseria, non dalla «perfetta letizia» della povertà

 di Luigino Bruni

Pubblicato su Avvenire il 25/10/2020

"I giusti, nei quali il Signore ha creato il disperato bisogno della gioia, avranno la gioia."

Sergio Quinzio, Un commento alla Bibbia

C’è una gioia diversa che può nascere solo da una certa povertà. I salmi e i profeti lo sanno bene, e la liturgia ce lo ricorda ogni giorno.

La gioia non è soltanto un bisogno disperato di ogni essere umano, è anche un diritto. Un diritto alla gioia che non è scritto in nessuna Carta costituzionale ma nell’anima delle persone e dei popoli. Un diritto fondamentale che va difeso soprattutto durante i tempi delle grandi crisi, quando è minacciato fino a negarlo. Ogni impero, non solo quello egiziano al tempo di Mosè, cerca di negare il diritto alla festa dei suoi sudditi, perché troppo forte è la tentazione di negare il diritto alla gioia per uccidere la speranza in un altro futuro: non ci riesce mai del tutto, ma ci prova sempre e tenacemente. Ma esiste anche un dovere alla gioia, ed è un dovere essenziale. Perché quando in una comunità o in una società sparisce la gioia, con essa sparisce la speranza e la fede nella vita. C’è, qualche volta, più agape nel custodire l’ultima gioia che nell’amare il dolore, perché una gioia custodita dall’avanzare della tristezza degli anni e degli eventi è un bene collettivo, è una benedizione per tutti, è l’annuncio tenace che siamo più grandi del nostro destino. 

ContrEconomia/5 - E la società della “civil mercatura” divenne progressivamente del posto fisso.

di Luigino Bruni

Pubblicato su Avvenire il 02/04/2023

"Per quanto si cerchi, non si troverà mai nella Controriforma altra idea che questa: che la Chiesa cattolica era un’istituzione altamente salutare, e perciò da serbare e rinsaldare."

Benedetto Croce, Storia della età barocca in Italia

È proprio all’età della Controriforma che dobbiamo iniziare a guardare se vogliamo capire le differenze tra il capitalismo nordico e protestante e il nostro.

È difficile capire il capitalismo senza attraversare la Riforma protestante e il suo “spirito”, lo sappiamo. Che bisogna attraversare anche la Controriforma cattolica lo sappiamo invece di meno. Perché le forme teologiche, sociali, etiche e pastorali della risposta cattolica alla Riforma di Lutero ebbero effetti molto importanti nel modo di intendere e praticare gli affari in Italia e negli altri Paesi cattolici. Lo vedremo in queste nuove pagine. 

L’anima e la cetra/4 - Capire il peso di Dio e la gloria dell’uomo

di Luigino Bruni

 Pubblicato su Avvenire 19/04/2020

Chiuso
fra cose mortali
(anche il cielo
stellato finirà)
perché bramo Dio?

Giuseppe Ungaretti,Dannazione

La preghiera è una dimensione essenziale e universale della vita umana. Il salmo quattro ce la rivela, e ci offre il senso di una grande speranza in questi tempi difficili.

«Al mio grido sei tu, mio Dio, la risposta che salva! Dagli spazi ristretti portami in spazi liberi; pietà di me, ascolta la mia preghiera» (Salmo 4,2). Dagli spazi ristretti salvami o Dio. Le parole si imparano una alla volta. Nei nostri spazi divenuti improvvisamente ristretti in tempo di pandemia, possiamo capire la metafora con cui inizia il Salmo 4. Forse solo chi è abituato agli orizzonti liberi e si ritrova nell’angustia forzata scopre il valore infinito degli «interminati spazi». 

Quante "calorie etiche" e "zuccheri di giustizia" hanno i prodotti che acquistiamo ogni giorno? Lo scopriremo grazie al laboratorio Into the LABel, organizzato dai giovani della Costituente giovani Edc presso la Coop di Figline Valdarno, il prossimo 29 settembre

di Maria Gaglione

Costituente Giovani 01 ridDedichiamo una sempre maggiore cura alle etichette dei prodotti alimentari e cosmetici per conoscerne calorie e proprietà chimiche, ma siamo meno interessati oggi di trenta anni fa alle "etichette morali" delle merci, agli "zuccheri di giustizia" e alle "calorie etiche". A partire da queste riflessioni di Luigino Bruni, economista e coordinatore internazionale del progetto Economia di Comunione, i giovani della Costituente EdC proporranno, durante LoppianoLab 2018, un laboratorio sul consumo responsabile e di democrazia economica.

Il laboratorio sul consumo responsabile organizzato dalla Costituente Giovani Edc Italia alla Coop di Figline Valdarno:

Da domenica prossima 1 marzo e per tutto il mese, Luigino Bruni condurrà "Uomini e Profeti" alle 9.30 su RAI Radio 3, con cinque conversazioni sul rapporto tra capitalismo e cristianesimo

La pretesa natura cristiana - protestante o cattolica - dello ‘spirito del capitalismo’ è uno dei classici temi del pensiero economico e sociale. Negli ultimi anni, però, l’emergere della crisi dei beni comuni, della terra e dei beni relazionali, ha riacceso il dibattito sull’etica del capitalismo. Questa serie di Uomini e Profeti, a partire dal 1 marzo, ore 9.30 e per le successive 4 domeniche, indagherà, in prospettiva storica, che cosa del cristianesimo è entrato - se è entrato - nell’economia europea e quindi nel capitalismo moderno, giungendo a conclusioni nuove e inattese. Conduce le trasmissioni Luigino Bruni, ordinario di Economia politica all'Università Lumsa di Roma ed editorialista del quotidiano Avvenire.

Dialogo sul libro dei Salmi - Intervista a Luigino Bruni sul Settimanale della Diocesi di Bergamo

di Daniele Rocchetti

pubblicato su Sant'Alessandro il 24/06/2021

i sono molte ragioni per leggere ogni giorno Avvenire. Certo per la cura e l’attenzione con cui segue e guarda le vicende del Sud del mondo (a parte, forse, “il Manifesto”, non c’è altro quotidiano italiano capace di mettere al centro terre e popoli dimenticati), certo per le pagine culturali, impostate anni fa con grande intelligenza da Roberto Righetto, certo anche  – soprattutto dopo l’elezione di papa Francesco –per gli aggiornamenti sulle vicende ecclesiali. A queste ragioni, io aggiungo pure – da diversi anni – gli editoriali e la pagina domenicale affidati a Luigino Bruni: un’economista sapiente, docente alla Lumsa di Roma, autore di testidi grande valore scientifico, promotore e cofondatore insieme a Stefano Zamagni della Scuola di Economia Civile, incentrata su paradigmi quali reciprocità, bene comune e attenzione alla persona. Luigino Bruni è uno studioso che ha avuto il coraggio di confrontarsi a tutto campo – con rigore e, insieme, con libertà – con i testi biblici.  

Il mistero rivelato/17 - Il Signore è primo garante della verità e della libertà della storia umana

di Luigino Bruni

Pubblicato su Avvenire il 24/07/2022

Ma gli umili erediteranno la terra e godranno il piacere di molta pace. La sua interpretazione: l’assemblea dei poveri che accettano il tempo determinato dell’afflizione saranno liberati da tutte le insidie.

Scritti di Qumran, Commento al Salmo 37

Il rapporto tra religione, storia e libero arbitrio è uno dei grandi temi della fede e della cultura, nell’undicesimo capitolo del Libro di Daniele. Dove ci aspettano pure passaggi inattesi.

Se lo spartito della storia fosse già scritto in cielo e noi fossimo solo suoi esecutori, o se questo spartito non fosse quantomeno uno spartito jazz dove gli interpreti hanno un ruolo libero e creativo, il mondo sarebbe uno show dove saremmo tutti come il giovane Truman, tranne Dio che ha creato il nostro set e trascorre il suo tempo a vedere un’opera teatrale identica a quella che ha scritto. Finti sarebbero anche il sì di Abramo e di Geremia, la scena del Monte Moria, la giustizia di Noè e la lealtà di Giuseppe l’egiziano. Finto il peccato di Davide con Uria, finta la veglia di Rispa sul corpo dei suoi figli e finto il suo dolore. Fiction sarebbero i pentimenti di Dio. E solo teatro l’abbandono del crocifisso del Golgota e di tutti i crocifissi suoi fratelli e sorelle. Dio non si sorprenderebbe mai, non gli direbbero nulla la lealtà di Daniele e dei suoi amici, le nostre lealtà silenziose, le nostre infedeltà, neanche quella di Giuda; e i milioni di anni di vita sulla terra e i millenni di storia umana non aggiungerebbero neanche una virgola al libro della verità custodito nel seno di Dio. Tutto sarebbe tremendamente noioso, noi non saremmo liberi, le nostre azioni non avrebbero alcun valore etico, e il primo annoiato sarebbe Dio. 

Su Donne Chiesa Mondo di Marzo, «Parola agli uomini: La questione femminile nella chiesa»

di Luigino Bruni

pubblicato su L'Osservatore Romano il02/03/2024

Le donne non hanno ancora trovato il loro giusto posto nella Chiesa, non siamo stati ancora capaci di riconoscerle nella loro piena vocazione e dignità. Attendono da duemila anni di essere viste come le aveva viste Gesù, che è stato rivoluzionario per molte cose e tra queste per il ruolo che avevano le donne nella sua prima comunità. Ma mentre alcune delle sue rivoluzioni sono diventate cultura e istituzioni della Chiesa, la sua visione della donna e delle donne è ancora imprigionata nel grande libro dei “non ancora” che non diventano “già”.

L’anima e la cetra/10 - L’uomo e la donna hanno qualcosa che Dio non ha: parole senza verità

di Luigino Bruni

Pubblicato su Avvenire il 31/05/2020

"Tyr ha perduto la sua mano destra nel corso di un giuramento, quello menzognero prestato ad un lupo per persuaderlo a farsi legare. A Roma la mutilazione di Scevola è spiegabile in relazione alla mutilazione di Tyr"

D. Briquel, Sul buon uso del comparativismo europeo in materia di religione romana.

La sincerità è un tratto tipico del repertorio umano, che cresce insieme al dolore per le bugie e le menzogne. Oggi più che mai ci serve la vera forza di una nuova sincerità.

L’uomo è l’unico essere capace di menzogna. Né gli animali né Dio possono mentire, se si eccettuano le piccole bugie dette (forse) da alcune scimmie. La sincerità di un cane ci attrae e seduce perché sappiamo che non è come la nostra. Perché sappiamo che gli effetti delle nostre parole e gesti dipendono radicalmente da qualcosa di tipicamente umano: la verità. La possibilità di parole senza verità è qualcosa di talmente umano che non la possiede neanche Dio. È questo uno dei paradossi dell’umanesimo biblico (e in genere di molte religioni): la menzogna è qualcosa che l’uomo possiede e Dio no. Un "di meno" che diventa una specie di "di più". L’uomo, in tutto inferiore agli Elohim, può diventare loro "superiore" nelle sue cose più basse – menzogna, cattiveria, male. Dio non sa mentire, l’uomo e la donna sì. Sta anche qui la forza seducente del peccato: non pecchiamo solo "per essere immortali come Elohim", come disse il serpente alla donna; pecchiamo anche perché siamo attratti e illusi dal poter essere più di Dio, facendo qualcosa che Lui non può fare, perché se lo facesse sarebbe Dio a diventare come noi. Questo bizzarro primato antropologico contiene allora anche una dimensione di bellezza: la possibilità della menzogna dona alla sincerità umana una dignità altissima. Ci ha fatto "poco meno di sé" (Salmo 8), e nella sincerità ci ha fatto, paradossalmente, "più di sé". 

Il segno e la carne/9 - Le ricchezze costruiscono arche di salvezza e mandrie di vani simulacri.

di Luigino Bruni

Pubblicato su Avvenire il 30/01/2022

"Il profeta non si interessa ai misteri del cielo ma agli affari del mercato; non alle realtà spirituali dell’aldilà ma alla vita del popolo; non alle glorie dell’eternità ma alle rovine della società."

Abraham Heschel, Il messaggio dei profeti

Il vitello d’oro è anche uno dei simboli di Osea. E introduce a una nuova e non banale dimensione, della lotta biblica all’idolatria: una sfida che ci raggiunge dentro la vita personale e comunitaria.

Che la ricchezza sia ambivalente è una verità della vita. È anche una verità della Bibbia, dove i denari li troviamo nella parabola del buon samaritano e nel tradimento di Giuda, dove l’oro del popolo fu usato per costruire l’arca dell’alleanza e per fabbricare il vitello d’oro. Gli stessi denari, lo stesso oro: due sensi opposti. Nella Bibbia e nella vita, dove la ricchezza è usata ogni giorno per liberare poveri e per crearne di nuovi, dove i denari costruiscono arche di salvezze e mandrie di vitelli aurei. Ma se la Bibbia ha voluto mettere la costruzione dell’arca dell’alleanza (Es 25) prima della fabbricazione del vitello d’oro (Es 32), e l’Arca di Noè (Gen 6) prima della Torre di Babele (Gen 11), forse ci vuole dire che gli usi buoni della ricchezza vengono prima di quelli sbagliati – e se vengono prima possono essere più veri e profondi. 

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Terzo appuntamento con il libro: "Le nuove virtù del mercato"

pubblicato su Cittanuova.it 16/4/2012

Le_nuove_virtu_cover Un incremento delle relazioni a dir poco esponenziale quello creatosi grazie al mercato moderno e non più ristretto ad un esiguo 5 per cento della popolazione. Ma in questo cambio a farne le spese  è stata anche la natura dei contatti. Progressivamente abbiamo assistito ad un passaggio dai legami comunitari a quelli più contrattuali. Non è esatto dire, allora, che il mercato moderno si basa sulla competizione. Alla base c'è la cooperazione che agisce. Ce lo spiega Luigino Bruni nel terzo appuntamento con il libro Le nuove virtù del mercato nell'era dei beni comuni, 2012.

«La capacità di cooperare in vista di un bene comune, una capacità che possiamo anche chiamare la virtù della cooperazione, è infatti la caratteristica più tipica quando pensiamo alla funzione civilizzatrice del mercato.

Stella dell’assenza/13 - La buona fatica di vivere è in una dedizione: provare a restare piccoli.

di Luigino Bruni

Pubblicato su Avvenire il 26/02/2023

"Senza uscire dalla porta, conoscere il mondo!
Senza guardare dalla finestra, vedere la Via del cielo.
Più lontano si va, meno si conosce.
Perciò il santo conosce senza viaggiare, conosce le cose senza vederle, compie senza azione"

Tao Tê Ching, XLVII

Il libro di Ester genera infine nuove riflessioni sull’umanesimo biblico, sulla natura dei suoi personaggi, della sua economia e dei conflitti, dove sempre i “draghi” sono almeno due.

Siamo arrivati, anche questa volta, alla fine del commento di Ester. Sono passati nove anni da quando, in quel benedetto 16 febbraio 2014, iniziammo, grazie alla fiducia rischiosa del direttore Marco Tarquinio, questo viaggio biblico che chiamammo “Viaggio al termine della notte”, prendendo in prestito la felice espressione di Céline. Nessuno pensava, all’inizio, che diventasse un viaggio così lungo e impegnativo, snodatosi attraverso quattordici libri dell’Antico Testamento; un viaggio meraviglioso che, a Dio piacendo, continuerà. Abbiamo viaggiato dentro una notte oscura dell’Occidente e della Chiesa, tra crisi economica, pandemia, malattie e guerre; ma in qualche notte particolarmente chiara abbiamo, tra le lacrime, intravisto sulla linea dell’orizzonte anche un lembo di terra promessa, e non era una fata morgana. Abbiamo viaggiato stando fermi e fedeli nel nostro posto di vedetta – in compagnia di Isaia e di tutti profeti, insieme a Rispa e alle tante donne-sentinelle nascoste nella Bibbia. Insieme a Ester. 

L'anima e la cetra / 24 - Ogni essere umano è non simulacro di Dio, ma scintilla del suo mistero

di Luigino Bruni

Pubblicato su Avvenire il 13/09/2020

La domanda come io sia pervenuto a una materia così arcaica non ha ancora trovato risposta. Vi influirono circostanze varie, connesse con gli anni, con l’età. Ripeness is all. Come uomo e come artista io dovevo in qualche modo trovarmi in uno stato di "ricettività" 

Thomas Mann, Appendice a Giuseppe e i suoi fratelli

Nel divieto di farsi immagini di Dio si nascondono temi di grande significato umano e religioso. Il Salmo 115 ce ne svela alcuni.

L’anima e la cetra/7 - La nostra umana somiglianza con Dio tra un "veramente" e un "eppure"

di Luigino Bruni

Pubblicato su Avvenireil 10/05/2020

"E quando miro in cielo arder le stelle;

Dico fra me pensando:

A che tante facelle?

Che fa l’aria infinita, e quel profondo

Infinito Seren? che vuol dir questa

Solitudine immensa? ed io che sono?"

Giacomo Leopardi, Canto notturno di un pastore errante dell’Asia

L’antropologia biblica è un bene comune globale dell’umanità. Anche il Salmo 8 ce la ricorda, continuandoci ancora a stupire per la sua straordinaria bellezza profetica.

Alcune persone ricordano per tutta la vita il giorno in cui hanno visto per la prima volta il cielo stellato. Lo avevano "visto" altre volte, ma in una benedetta notte è successo qualcosa di speciale e lo hanno visto veramente. Hanno fatto l’esperienza metafisica dell’immensità e, simultaneamente, hanno avvertito tutta la propria piccolezza e fragilità. Si sono, ci siamo, visti infinitamente piccoli. E lì, sotto il firmamento, sono fiorite domande diverse, quelle che quando arrivano segnano una tappa nuova e decisiva della vita: dove sono e cosa sono i miei affari? e i miei problemi? cosa è la mia vita? cosa i miei amori, i miei dolori? E poi è arrivata la domanda più difficile: e io, che sono? È il giorno tremendo e bellissimo; per alcuni segna l’inizio della domanda religiosa, per altri la fine della prima fede e l’inizio dell’ateismo – per poi scoprire, ma solo alla fine, che le due esperienze erano simili, che magari c’era molto mistero nella risposta atea e molta illusione in quella religiosa, ma lì non potevamo saperlo. Non tutti fanno questa esperienza, ma se la desideriamo possiamo provare a uscire di casa in queste notti fatte più calme e nitide dai mesi sabbatici, cercare le stelle, fare silenzio, attendere le domande – che, mi hanno detto, qualche volta arrivano. 

Capitali narrativi/4 - Fatti e atti che fondano e salvano non sempre sono eclatanti

di Luigino Bruni

pubblicato su Avvenire il 03/12/2017

171203 Capitali narrativi 4 rid«C’è bisogno di un amore infinito per rinunciare a sé e divenire finito, incarnarsi per amare così l’altro, e l’altro come altro finito»

Jacques Derrida Donare la morte

I capitali narrativi sono plurali. Non tutte le storie di cui si compongono hanno lo stesso valore. Solo alcune sono capaci di portare il peso della nuova costruzione. Il 'grano’ e la ‘zizzania’ si trovano in tutti i campi della terra, compresi quei campi speciali dove crescono i nostri ideali. All’inizio occorre far crescere tutte le piante del campo, perché - come dice la grande metafora evangelica - se i contadini intervenissero per estirpare la zizzania strapperebbero via anche le spighe buone e preziose.

Il mistero rivelato/6 - La verità senza amore uccide. La compagnia fedele è rugiada che salva.

di Luigino Bruni

Pubblicato su Avvenire il 08/05/2022

«Se il vostro Dio non vuole l’idolatria perché non la elimina»? I saggi risposero: «Se l’idolatria riguardasse solo ciò di cui il mondo non ha bisogno, Egli certamente la eliminerebbe. Ma gli uomini considerano divinità anche il sole, la luna, le stelle e i pianeti. Deve Egli forse distruggere tutto il mondo perché ci sono dei pazzi?»

Talmud Babilonese, Avodah Zarah

La fornace ardente dove Nabucodònosor getta i compagni di Daniele e la loro salvezza ci consegnano un grande insegnamento sulla natura del potere e sul martirio.

Ai potenti non basta erigere la propria statua. Vogliono che sia adorata, che sia oggetto di pellegrinaggi e liturgie. Una statua senza culto sarebbe insufficiente, perché la statua è divina solo se adorata dai fedeli. E quindi occorrono i sudditi, che sono tali perché adoratori della statua del re. È questa l’essenza del potere, che può rinunciare a tutto tranne all’adorazione. Ecco perché nella Bibbia ogni potere è tendenzialmente idolatrico, e perché ogni statua, di dèi o di sovrani, è un idolo. Noi abbiamo smesso di credere agli dèi ma non di adorare statue. Alle grandi imprese di oggi non bastano i profitti: vogliono l’adorazione della statua, la devozione al marchio, la genuflessione di fronte alla merce, la fedeltà del consumatore. Eppure la Bibbia ce lo aveva detto e oggi lo vediamo chiaramente: togliere Dio dall’orizzonte della storia non significa eliminare l’immagine di Dio dal mondo, significa solo moltiplicare le statue, gli idoli, gli adoratori di feticci. Perché se il capitalismo fosse soltanto una faccenda di soldi non ci avrebbe occupato da tempo il tempio dell’anima. 

Il mistero rivelato/15 - In ogni rapporto fallito si può ricominciare nel “nome” dell’altro

di Luigino Bruni

Pubblicato su Avvenire il 10/07/2022

"Abbiamo vissuto in fenditure della storia: ci diede riparo ciò che non chiude, totalmente, mai. Per l’ultimo giorno volevamo le visioni di cui ci siamo nutriti nell’esilio".

Ernst Bloch A Ingeborg Bachmann, dopo la sua visita al ghetto di Roma

La profezia consegnata a Daniele della fine dell’esilio, che non è arrivata ma arriverà è il fondamento biblico della grande virtù della speranza. E aiuta a interpretare il tempo.

Nei patti, l’essenziale è la fede nella fedeltà dell’altro. È più fondamentale della nostra propria fedeltà. Un patto spezzato può sperare di risorgere se, e fino a quando, chi ha tradito crede che l’altra parte è ancora fedele, spera che dall’altro capo della corda che ci lega e che io ho mollato ci sia una mano forte che tiene ancora. Tutto finisce davvero quando dall’altro capo della corda non c’è più nessuno – o quando crediamo che sia così. Nella Bibbia la fede in Dio è la speranza che da qualche parte nel cielo ci sia una roccia salda che non ci fa sprofondare dentro le nostre infedeltà. Da qui nasce la preghiera più bella che si può alzare dalle crisi della fede e dei nostri rapporti primari: «Tu, almeno tu, non mollare; resisti, continua a credere in quel patto che io, per fragilità o colpa, non sono stato capace di custodire. Sii fedele anche per me». In latino corda, fede e fiducia sono la stessa parola: fides. 

Oikonomia/7 - C’era (e deve esserci) una via lungo la quale i poveri non sono maledetti

Pubblicato su Avvenireil 23/02/2020

“Si giunge a negare le conseguenze sociali delle disparità dei punti di partenza individuali. Ciò si traduce nella deplorazione dell’egualitarismo livellatore e nella difesa della meritocrazia, esaltatrice dell’individualità.”

Federico Caffè, La solitudine del riformista

Lo spirito cattolico del capitalismo è diverso da quello anglosassone. Fino a tempi recenti, quando la centralità del consumo ha conquistato anche l’umanesimo mediterraneo. 

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