Dal 16 al 19 luglio, il Monastero Valledacqua nel comune di Acquasanta Terme (AP) ha ospitato la 9° edizione della Summer School organizzata dalla Scuola di Economia Civile, che quest’anno era intitolata “Il futuro ha un cuore antico – credito, fiducia e speranza nella tradizione dell’Economia Civile”
di Giulia Angelucci
Quattro giornate di intensa formazione hanno intrecciato continuamente teoria e pratica, richiamando tra i tanti argomenti trattati il modello dei Monti di Pietà, dei Monti Frumentari e dei Monti Dotali come esempi di economia solidale e comunitaria. Circa quaranta partecipanti motivati all’apprendimento attivo e ispirati alla comunione generativa hanno animato aule, luoghi e sentieri dell’entroterra ascolano, riscoprendo il valore delle antiche istituzioni di credito.
Le giornate di studio hanno messo a fuoco l’esperienza dei Monti di Pietà del Quattrocento, istituti di credito urbano nati per concedere prestiti a basso interesse e contrastare il dilagante fenomeno dell’usura. Luigino Bruni (professore di Economia Politica alla LUMSA di Roma e Presidente della Scuola di Economia Civile) ha magistralmente aperto i lavori, guidando gli ascoltatori attraverso un viaggio storico le cui vicende intrecciano sacro e civile, in un prodotto cucito ad arte. Partendo dal peculiare ambiente meticcio creato dall’incontro inaspettato tra mercanti fiorentini del duecento e frati francescani, si arriva fino all’alba del cinquecento, quando la Riforma di Lutero e la conseguente risposta cattolica, hanno gettato sull’intera economia europea luci ed ombre i cui effetti sociali, economici e culturali possono essere tracciati fino ad oggi. Da questo punto, il discorso si sposta sul piano dell’attualità, del moderno capitalismo e delle disastrose conseguenze che la deriva del modello mainstream dell’Economia Classica ha avviato e perpetrato nel corso dei secoli, evidenziando le differenze caratterizzanti il paradigma dell’Economia Civile, fondato da Antonio Genovesi durante l’Illuminismo napoletano e poi inabissatosi come un fiume carsico (congetture storiche e culturali hanno contribuito alla sua alienazione) per essere riscoperto qualche decennio fa da un gruppo di curiosi ricercatori che oggi compongono il cuore della Scuola di Economia Civile.
I Monti Frumentari, ideati e istituiti dal Beato Marco da Montegallo, garantivano scorte di grano in tempo di carestia, mentre i Monti Dotali sostenevano il matrimonio delle giovani donne povere. Questi modelli hanno offerto la lente storica per ripensare oggi pratiche di micro-finanza sostenibile. I Monti Frumentari erano la succursale rurale dei Monti di Pietà, perché nelle campagne agricole e più povere non si possedeva granché da poter dare in pegno. Da qui, l’intuizione di prestare grano, bene primario di sussistenza, e ricevere il medesimo in restituzione. La piccola percentuale aggiuntiva che doveva essere resa al Monte (lo staio veniva prestato a raso e restituito a colmo) assumeva le sembianze di interesse, esiguo e accessibile. Il prestito veniva erogato quattro volte l’anno: per la semina, il Natale, la Pasqua e la festa patronale. In questa visione della festa come momento di comunione nel quale si necessitava di qualcosa in più da mangiare per poter celebrare insieme, ci addentriamo nella bellezza della pietà popolare che queste istituzioni creditizie raccoglievano nella loro vision. Non un ente benefico ma benevolo, che univa cura e credito, innovazione e istituzione, pietà e prestito.
Giulia Gioeli (ricercatrice presso l’Istituto Storico di Napoli), nella sua appassionante lezione, ci ha guidati con fare sapiente tra gli intrighi, intrecci, passioni e cultura celate dal velo prezioso dei numerosi carteggi riscoperti nei Monti Dotali. La dote non era solo un dovere della famiglia, alla nascita di una figlia femmina, ma un vero e proprio passe-partout per le giovani in cerca di marito. Tanto era maggiore la dote, infatti, tanto più si poteva aspirare a contrarre un matrimonio conveniente. Altro che romantica faccenda d’amore… il matrimonio era un vero e proprio investimento economico. Senza menzionare, ovviamente, che l’intero patrimonio passava dal padre al marito, diventando strumento puramente figurativo per le ragazze. Il Monte Dotale nasce, quindi, per garantire un futuro migliore anche alle giovani orfane o nate in famiglie meno abbienti. Composto da donazioni spontanee, il patrimonio del Monte veniva erogato a giovani meritevoli e virtuose, la cui famiglia non era riuscita a fornire dote adeguata da permettere un matrimonio onorevole o un’entrata in convento “al vertice”. Insieme a Giulia e alle lettere riportate alla luce, nella cultura borghese dello scorso millennio scopriamo figlie sedicenni non ancora maritate, per la disgrazia e disonore delle famiglie, lasciti testamentari con precise indicazioni sulle qualità che la giovane prescelta doveva avere (alla vostra fantasia le richieste di “virtù” al quale venivano sottoposte le donzelle), parroci di piccoli borghi che stilano liste di candidate ideali, per poi scoprire che la giovane prescelta era già incinta fuori dal matrimonio. Appassionanti vicende che hanno tenuto l’intero gruppo avviluppato dai racconto di Giulia per più di due ore (e vi posso assicurare che avremmo voluto saperne molte di più).
Le lezioni del Prof. Leonardo Becchetti (ordinario di Economia Politica all’Università di Tor Vergata) e del dott. Riccardo Milano (Socio Fondatore di Banca Etica) ci hanno ricondotti all’attualità, espandendo il paradigma dell’Economia Civile alla gestione della casa comune, oikonomia, affrontando i moderni problemi dell’ambiente e della guerra, del lavoro e della finanza etica. Indagini e dati dimostrano come non solo sia possibile un cambio di rotta, ma sia assolutamente realizzabile con un modesto sforzo collettivo. La potenza del “voto con portafoglio”, ad esempio, sul quale il Prof. Becchetti spende parole ricche di significato e di energia, ha avuto dimostrazione nelle ultime vicende politiche, come il crollo delle vendite di Tesla a seguito della sgradevole esperienza politica del suo fondatore Elon Musk o dell’app anti-prodotti americani che spopola tra i canadesi dopo essere stati “gentilmente invitati” a diventare il 51esimo Stato USA. Il commercio dovrebbe essere strumento di cooperazione, amicizia, comunicazione e scambio tra i popoli, per la naturale sovrabbondanza o scarsità di beni che differenzia le varie regioni del globo. Diventa invece, troppo spesso, uno strumento bellico di minaccia, ritorsione e supremazia. Come ci ricorda un tardo Genovesi, nelle sue Lezioni di Economia Civile: “gran fonte di guerra è il commercio”. E allora diventa necessario ed imperante creare un network intercontinentale di dialogo cooperativo e generativo, che attivi processi di pace, di solidarietà e di comunione.
Non solo formazione in aula, ma anche esperienze dirette sul campo. Con grande spirito di scoperta ed entusiasmo tangibile, il gruppo ha raggiunto il Comune di Montegallo (AP) tra sentieri verdi e profumo di faggi, toccando le radici del pensiero economico civile dell’antico microcredito. Un borgo afflitto della piaga del terremoto, con le sue stradine acciottolate colme di cantieri che lavorano instancabilmente per riportare Montegallo al suo splendore (e sicurezza). La casa del Beato Marco ha un fascino che le parole difficilmente riescono a descrivere. Complice una giornata uggiosa, una piazzetta semi-deserta, legni scheggiati e tanta polvere, quelle piccole stanze (visibili solo dall’esterno) hanno avvolto i visitatori in un’atmosfera senza tempo. Con un pò di immaginazione, si poteva quasi respirare la vita del ‘400, il borgo gremito di gente, qualche carro pieno di sacchi e cassette di verdure, ceste di vimini sparse sugli usci, paglia e galline che svolazzano qui e la; e Marco, che dalle sue stanze osservava la gente e capì che era necessario agire per il benessere di quella, e di tante altre, piccole comunità. La passeggiata a Paggese prepara l’animo per la visita al Monte Frumentario. Una meticolosa e attenta ricostruzione ha permesso l’esposizione dei contenitori di misura dell’epoca (tra i quali lo staio), svariati attrezzi agricoli e il libro del Monte, dove venivano annotati i prestiti e appuntati gli eventi al quale il management del Monte doveva far fronte. La Sala del Parlamento di Paggese, attigua alla Chiesa, è arricchita da un grande affresco del ’400 raffigurante al centro Sant’Antonio e il quadrato magico del Pater Noster. Ogni visita ha rafforzato il dialogo tra storia, fede e pratica economica.
Tra le montagne dell’entroterra ascolano si è respirata un’atmosfera di pace e serenità, valorizzata dall’accoglienza calorosa degli osti dell’Hotel Monastero Valledacqua. La gentilezza del personale, i sapori tipici e i sorrisi quotidiani hanno cementato un forte senso di comunione tra i partecipanti. I lavori di gruppo in giardino, gli scambi nei corridoi, le pause in terrazza e le chiacchiere al chiaro di stelle hanno alimentato fiducia e speranza reciproca, voglia di conoscersi e senso di appartenenza ad una comunità legata dall’invisibile filo rosso del pensiero civile.
Il culmine della convivialità l’abbiamo raggiunto con la visita “guidata” a Roccafluvione e sosta a casa del Prof. Bruni: mamma Anna, zia Teresa e Cecilia hanno preparato un ricco banchetto di olive ascolane, pettole (deliziose frittelle) e crostini al tartufo. In un clima di apertura autentica, la condivisione del cibo ha scaldato i cuori dei partecipanti alla Summer School e sotto lo sguardo un pò accigliato ma pieno di dolcezza e orgoglio di papà Quinto la feste è proseguita fino al calar del sole. Questo momento domestico ha incarnato lo spirito dell’Economia Civile: cooperazione, calore umano e cura dell’altro.
La Summer School “Il futuro ha un cuore antico” ha dimostrato che il credito può tornare a essere strumento di speranza e fiducia, ritrovando le proprie radici nelle pratiche di solidarietà che storicamente hanno aiutato lo sviluppo dell’Italia urbana e rurale. Valledacqua e i suoi borghi hanno offerto non solo bellezza paesaggistica, ma vere officine di pensiero e relazioni. L’esperienza si conclude con l’impegno di coltivare, nel presente, un’economia più umana, ispirata ai valori di comunità, cooperazione, reciprocità e cura.