Intervista a Maria Gaglione, direttrice della Fondazione “The Economy of Francesco”, corresponsabile della segreteria Economia di Comunione Italia e amministratrice delegata della E. di C. Spa, la società benefit che gestisce il Polo Lionello Bonfanti
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pubblicato su Citta Nuova il 14/05/2025
Nel Comune toscano di Figline e Incisa Valdarno, a pochi chilometri di distanza di Loppiano, la cittadella internazionale del Movimento dei Focolari in cui è inserito, il Polo Lionello Bonfanti è un centro imprenditoriale e di innovazione che mira a fomentare un’economia sostenibile e inclusiva. In lui si ritrovano diverse realtà aziendali e formative che vogliono contribuire attraverso un’economia civile, basata sulla cultura del dare, a realizzare una società più equa e che punti allo sviluppo integrale della persona, della società e del creato.
Il tutto è nato dall’Economia di Comunione (EdC), un progetto fondato da Chiara Lubich nel 1991 orientato a “realizzare il sogno di una società senza più poveri attraverso un nuovo stile di agire economico”. Ad oggi sono oltre 800 le imprese di produzione e servizio che ne fanno parte, 200 solo in Italia.
Abbiamo intervistato Maria Gaglione, attuale amministratrice delegata della società benefit che gestisce il Polo Lionello Bonfanti, la E. di C. Spa, e corresponsabile della segreteria Economia di Comunione Italia.
Parlaci dei tuoi studi e di cosa ti ha condotto all’Economia di Comunione
Dopo il liceo scientifico mi sono iscritta al corso di laurea in Biotecnologie, spinta da una grande passione per la genetica e la biologia molecolare. Poi un dottorato in chimica organica sul silenziamento genico, alcuni anni da post-doc fra Caserta-Napoli-Francoforte e due anni da insegnante. L’incontro con l’EdC è arrivato nel 2016 quando ho partecipato al convegno “Lab.Ora. Mille giovani. Servitori del bene comune” in provincia di Napoli in rappresentanza della mia diocesi (Capua) e a cui interveniva come relatore il prof. Bruni – che allora era anche coordinatore internazionale di EdC – con un tema su Impresa, Lavoro, Dono e Gratuità. Da allora cominciai a leggere molto a riguardo e a seguire alcune iniziative che mi avvicinarono all’Economia di Comunione, che percepii da subito come una realtà “familiare”: riconobbi nelle idee, nelle riflessioni e nelle prassi economiche proposte dall’EdC, lo “sguardo” con cui volevo guardare il mondo, il lavoro, le relazioni e affrontare le sfide delle diseguaglianze e dell’indigenza. Incontri ed iniziative che hanno avuto, quasi sempre, una stessa casa: il Polo. Da allora praticamente non sono andata più via.
Quali sono le attività di cui ti occupi nel tuo quotidiano?
La proposta del ruolo di a.d. è arrivata, del tutto inattesa, poco più di un anno fa. Questo ruolo si è aggiunto a quello di direttrice della Fondazione “The Economy of Francesco” (EoF), la cui sede operativa è proprio al Polo, dove si svolgono anche alcune attività e incontri di EoF. Le mie giornate passano quindi a seguire l’amministrazione ordinaria della Fondazione e della Società, a coordinare il lavoro dei miei colleghi, gestire imprevisti, cogliere opportunità, scrivere e sviluppare progetti, curare le relazioni con altre realtà con cui costruiamo percorsi e iniziative.
Segui l’impegno al Polo Lionello Bonfanti, l’EdC, EoF… Poi ci sono la Scuola di Economia Civile e la Scuola di Economia Biblica. Come si mettono in sinergia?
Partiamo dal Polo. Il Polo nasce come segno di testimonianza e di concretezza di una economia carismatica che è l’Economia di Comunione; ospita la Scuola di Economia Civile ed è culla di iniziative come Economy of Francesco e la Scuola di Economia Biblica; collabora con altre espressioni dell’economia sociale e del movimento B-corp.
Possiamo parlare, dunque, di una rete di esperienze e di idee, ognuna con la sua specificità e la sua storia, in costante evoluzione, ma che insieme cercano di elaborare analisi e visioni innovative verso nuovi modelli di sviluppo economico e sociale.
C’è sincronia fra le diverse aziende che abitano il Polo o funzionano in maniera individuale? Tutte le aziende sposano i principi di EdC?
Il Polo oggi è un luogo di lavoro, aperto e inclusivo, dove convivono attività imprenditoriali, di formazione e di studio. C’è una media di occupazione ad oggi del 90%: imprese, uffici, studi professionali, ambulatori medici, associazioni, cooperative, che si occupano di produzione, servizi, logistica, che hanno deciso di portare e sviluppare la propria attività al Polo e che cercano di generare valore per le persone e il territorio. Solo per citarne alcune: Poliambulatorio Risana, Legno Service & Art, Azur Energia, Gen Verde, Over5ize, GM&P Consulting e molte altre. Queste attività condividono spazi e servizi comuni, una condivisione che diventa naturalmente condivisione anche di esperienze, talenti e opportunità.
Quali altre attività si realizzano nella struttura?
Al Polo si viene anche per partecipare a corsi, incontri e attività formative e laboratoriali che esplorano le nuove frontiere dell’economia per approfondire tematiche e riflessioni – a partire dalla cultura della comunione – capaci di generare un modello economico nuovo basato sulla fraternità, sull’equità e sulla partecipazione e consapevolezza. Infine, i nostri spazi sono utilizzati da aziende, agenzie formative, associazioni – soprattutto del territorio – per organizzare seminari, workshop, riunioni ed eventi in un contesto riconosciuto come luogo che favorisce collaborazione e creatività. Il Polo, dunque, continua ad essere un luogo che ispira e accoglie, che cresce grazie a chi lo abita e che continua a trasformare il modo di pensare e fare economia.
Puoi dirci di più sulla rete di giovani che si è creata grazia alla proposta di una nuova economia promossa in primis da papa Francesco?
Non è semplice definire EoF in modo univoco. Prima di tutto, EoF è una comunità mondiale di giovani economisti, imprenditori e changemakers, uniti da una stessa vocazione: dare un’anima all’economia. Quella di EoF è una prospettiva sull’economia ad ampio spettro e transdisciplinare che concepisce l’economia nel senso più etimologico del termine: “oikonomia”, ovvero teorie e prassi volte a realizzare la (buona) amministrazione (nomos) della casa (oikos) comune, in dialogo con l’idea di uno sviluppo sostenibile e integrale.
I giovani sperimentano la cultura dell’incontro per dialogare, pensare, discutere e creare una cultura utile a offrire risposte ai problemi globali secondo una prospettiva poliedrica. Si è delineato un orizzonte di pensiero e di vita vario, concretizzatosi in diverse iniziative, tra cui la Farm of Francesco che offre progetti educativi di agricoltura rigenerativa e supporto alle comunità agricole in diverse parti del mondo.
Cosa sta apportando EoF all’economia mondiale?
Uno degli aspetti da evidenziare è l’attenzione rivolta a tematiche emergenti nel discorso economico. Se, da un lato, la nozione di “commons” – i beni comuni – ha caratterizzato molte iniziative realizzate tra il 2020 e il 2021, è invece l’interazione tra diverse forme di capitale – sociale, narrativo e spirituale – a guidare le iniziative di EoF a partire dal 2022. Nel tentativo di mettere in discussione il paradigma economico che ha generato le attuali crisi ambientali e sociali, EoF ha introdotto e sviluppato la nozione di capitalismo vegetale che a partire dall’ascolto delle strategie evolutive e i meccanismi vitali delle piante – fissità, resilienza, cooperazione, modularità – suggerisce un paradigma economico alternativo – appunto vegetale – che promuove processi, modelli e visioni meno gerarchiche, in cui il potere è ridistribuito.
In un’altra intervista hai parlato di un “patrimonio di vocazioni”. Qual è la tua esperienza personale in relazione all’economia e al lavoro che svolgi?
A conclusione del primo evento EoF online del 2020, i giovani dichiaravano che l’economia è un luogo “troppo importante per i destini dei nostri popoli e società per non occuparcene tutti […], per renderlo un posto migliore”. Ecco credo che la mia esperienza di questi anni rappresenti semplicemente la storia di una persona che, come tantissime nel mondo, ha sentito di volere fare la propria parte dentro un orizzonte più ampio dove è necessaria la consapevolezza e l’impegno di tutti a vari livelli. E la storia ci insegna che quando un giovane vede in un altro giovane la sua stessa chiamata e poi questa esperienza si ripete con centinaia, migliaia di altri giovani, allora diventano possibili cose grandi, persino sperare di cambiare un sistema enorme e complesso come l’economia mondiale.
In quest’anno giubilare 2025 ci saranno delle azioni concrete che seminino speranza?
L’EdC italiana prosegue nell’impegno volto ad analizzare le sfide dell’attuale scenario economico-sociale caratterizzato da elevata complessità, e lo farà – il 23-24-25 maggio – con la convention annuale “Radici di Futuro. Percorsi di una economia possibile”, un evento che vedrà la partecipazione – fra gli altri – di Luigino Bruni, Massimo Mercati, Matteo Rizzolli, Lucia Marchegiani, Anouk Grevin, Sabrina Bonomi, Claudia Benedetti, Lucia Capuzzi, dove si parlerà di sostenibilità ambientale e sociale, di pace, democrazia e mercato civile, di relazioni, cura e lavoro; di credito e debito e della dimensione politica, economica e sociale dei fenomeni migratori.
È incredibile quanto il Giubileo e le sue radici bibliche e storiche abbiano da dire all’economia di oggi. La tradizione biblica descrive il Giubileo come un anno in cui la terra riposa, i debiti vengono cancellati e ogni uomo e donna riconquista libertà e giustizia. Una vera profezia! In un’epoca in cui l’economia rischia di divorare il lavoro, il tempo, la pace, la terra, credo che ognuno di noi – come cittadini, lavoratori, consumatori, risparmiatori, studiosi, dirigenti, imprenditori, uomini e donne della politica, delle istituzioni e della società civile – abbia il dovere ma anche il diritto di ripensare e provare a realizzare un nuovo modello economico capace di restituire, liberare, riconoscere i limiti e il valore del tempo.